18/7/2023

Capitale digitale: cos’è e come misurarlo nel contesto italiano

www.frontiersin.org
Il crescente utilizzo di soluzioni digitali nella vita di tutti i giorni offre molteplici domande e spunti di riflessione. Purtroppo la diffusione della tecnologia non è ancora la stessa in tutti i Paesi, a causa del divario digitale (in inglese digital divide).

Uno studio di Addeo e colleghi, da poco uscito sulla rivista Frontiers in Sociology, si propone di indagare il concetto di capitale digitale nel contesto italiano.

Ampia diffusione di soluzioni digitali e digital divide

Che cosa si intende per digital divide? Secondo Hilbert (2015, 2016) e Van Deursen e Van Dijk (2015, 2019), il digital divide è inteso come disuguaglianza nell'accesso e nell'uso delle nuove tecnologie digitali.
In questi studi, le disuguaglianze online e offline sono fortemente collegate e si influenzano a vicenda: le disuguaglianze sembrano estendersi anche a molti altri aspetti della vita offline degli individui e viceversa (Wei et al., 2011; Ragnedda, 2017).

Le disuguaglianze digitali non sono però un concetto strettamente geografico, solamente legato all'evoluzione delle infrastrutture a banda larga (Warf, 2001; Crang et al., 2006; Riddlesden e Singleton, 2016), bensì sembrano essere legate ad altri aspetti:
La maggior parte delle ricerche in questo ambito ha mostrato forti associazioni tra esclusione sociale e impegno digitale, che tendono ad influenzarsi a vicenda: anche chi ha scarse risorse economiche, inferiore posizione sociale e minore capitale culturale è interessato da questo tipo di disuguaglianza.

Tuttavia, gli studi precedenti sul digital divide sono molto lontani dall'analizzare tutte le implicazioni del fenomeno.

Le definizioni iniziali del concetto si sono concentrate su aspetti puramente informativi (Hamelink, 2000) o tecnici e informatici (Rojas et al., 2004) e lo hanno circoscritto al possesso di tecnologie (Katz e Aspden, 1997; Hoffman e Novak, 1999; DiMaggio et al., 2001).

Nonostante la portata limitata di questi studi, a loro va il merito di aver sottolineato come la distribuzione ineguale delle risorse tra la popolazione sia alla base delle disuguaglianze digitali (Helsper et al., 2015).

È con l'estensione del concetto di digital divide all'uso dei dispositivi digitali (Hargittai, 2002; Peter and Valkenburg, 2006; Van Dijk, 2006), che comincia ad essere riconosciuta l'importanza delle conoscenze e delle competenze tecnologiche degli utenti. Questi filoni di ricerca considerano anche l'insieme di abilità e competenze sviluppate, con l'IT come un costituente del divario digitale (Hamelink, 2000; Prieur e Savage, 2013). In questa prospettiva, il digital divide ha una duplice natura basata sulle risorse digitali e sulle competenze digitali.

Come misurare il capitale digitale

Le disuguaglianze digitali sono concepite quindi come conseguenza della diversa distribuzione e disponibilità di risorse digitali, sia materiali (dispositivi tecnologici e infrastrutture digitali) che immateriali (competenze digitali, capacità di problem solving, capacità di creazione di contenuti, ecc.). Da questo punto di vista, possono essere intese come un'altra forma di capitale – il capitale digitale.

Lo studio del team di Addeo fa leva sul recente lavoro di Ragnedda et al. (2019), che hanno reso operativo il concetto di capitale digitale e lo hanno misurato attraverso un sondaggio online basato su un campione rappresentativo di cittadini del Regno Unito. I risultati hanno dimostrato la validità costruttiva della definizione operativa, dimostrando così che il capitale digitale può essere misurato empiricamente.


Figura 1 dell'articolo di Addeo et al.: “La mappa concettuale del capitale digitale”. Fonte: Elaborazione degli autori basata su Ragnedda et al. (2019).

Il capitale digitale in Italia

Facendo leva sulle definizioni concettuali ed empiriche di capitale digitale, lo studio di Addeo e colleghi sostiene l'obiettivo empirico di esplorare e testare la validità del capitale digitale e misurarlo per la prima volta in Italia.

Nello specifico, gli autori mirano a convalidare in Italia la definizione operativa di capitale digitale utilizzata nel Regno Unito e ad esplorare come sia correlata con le variabili socio-economiche e socio-demografiche in tale contesto.

Le questioni principali alla base dello studio sono state:
  1. È possibile implementare e validare la definizione operativa utilizzata nel Regno Unito per misurare il capitale digitale, concepito come capitale distinto e indipendente, nel contesto italiano?
  2. Il capitale digitale misurato in Italia si comporta come nel Regno Unito? In altre parole, attraverso una procedura di validazione del costrutto, il capitale digitale in Italia ha analoghe relazioni statistiche con le variabili socio-economiche e socio-demografiche più rilevanti (età, genere, livello di istruzione, reddito, zona di residenza)?
Sono state necessarie diverse tecniche statistiche per affrontare le due questioni.

In particolare, il quesito 1 è stato affrontato mediante analisi fattoriale esplorativa (EFA) con un approccio di analisi delle componenti principali in due fasi (Di Franco e Marradi, 2013), al fine di costruire e validare il Digital capital index (DCI).

Per rispondere alla domanda 2 e costruire la convalida del DCI, è stata effettuata un'analisi bivariata utilizzando cinque variabili socio-demografiche: sesso, età, formazione scolastica, reddito e occupazione.
L'analisi dei dati è stata effettuata utilizzando il software di analisi statistica, IBM SPSS Statistics 25®.

I dati sono stati raccolti a dicembre 2021 attraverso un sondaggio web che ha coinvolto gli italiani di età uguale e superiore ai 18 anni. Nel materiale supplementare dello studio è consultabile il questionario somministrato in Italia.

Lo studio è organizzato in sezioni:
  • le sezioni “Il concetto di capitale digitale” e “Il contesto della ricerca” forniscono una panoramica teorica sul concetto di capitale digitale e le ragioni che hanno portato a scegliere l'Italia come contesto di ricerca
  • le altre sezioni si occupano del disegno della ricerca, delle procedure operazionali e dei risultati statistici
  • nell'ultima sezione vengono discussi i risultati e vengono tratte le conclusioni.

Misurare il capitale digitale in Italia: i principali risultati

Scopo dello studio di Addeo e colleghi era identificare ulteriori prove sulla validità teorica ed empirica del concetto di capitale digitale come originariamente definito e misurato nel Regno Unito da Ragnedda et al. (2019).

Come primo passo, la definizione operativa del concetto è stata adattata al contesto italiano. Successivamente, il capitale digitale è stato misurato e poi testato confrontandolo con specifiche variabili socio-demografiche e socio-economiche.

In realtà, la letteratura in materia mostra che l'esperienza digitale, in termini di accesso, fruizione, coinvolgimento e competenze, è strettamente legata a specifici fattori socio-economici, quali l'istruzione, l'età, il genere, il reddito e il luogo di residenza.

In altre parole, il capitale digitale, come tutti gli altri tipi di capitale (economico, politico, sociale, culturale, ecc.), è intrecciato e influenzato da fattori esterni e interni agli individui e alle specifiche società in cui vivono.

Il quesito 2 ha permesso di testare il DCI (Digital capital index) da questo punto di vista; nonostante i suoi limiti, l'analisi bivariata ha permesso di valutare la presenza e l'intensità (ove possibile) dell'associazione tra capitale digitale e variabili socio-demografiche e socio-economiche.

L'analisi dei dati ha fornito risultati soddisfacenti in linea con la letteratura di riferimento. Tra gli altri risultati, l'analisi bivariata ha mostrato relazioni significative tra:
  • titolo di studio e DCI, con uno spread di 19,5 tra chi è senza titolo di studio e chi ha titolo di specializzazione, a favore di quest'ultimo
  • età e DCI, a dimostrazione del fatto che i giovani hanno un livello di capitale digitale più elevato rispetto a quelli più anziani. Ciò potrebbe essere giustificato dal fatto che i più giovani hanno una migliore qualità dell'esperienza digitale unita alla quantità di tempo trascorso online rispetto alle generazioni precedenti
  • area di residenza e DCI: a differenza del contesto inglese, l'Italia non può essere considerata un paese ad alta diffusione di Internet a causa della mancanza di infrastrutture ben distribuite geograficamente che rendono le persone che vivono nelle città più tecnologicamente avvantaggiate.
L'analisi bivariata prodotta non è statisticamente significativa in Italia relativamente a:
  • genere e DCI, con una differenza non significativa di 3,6 tra uomini e donne. Tuttavia, questo risultato è in linea con gli ultimi risultati della letteratura, che mostrano una riduzione del divario tecnologico di genere. Questo perché, soprattutto nelle società più emancipate, le donne come gli uomini sono quotidianamente esposte alla tecnologia
  • reddito e DCI: una chiave per comprendere la non significatività di questa relazione potrebbe essere correlata all'uso diffuso delle tecnologie digitali nella popolazione italiana, al di là della classe socio-economica di appartenenza.
L'Italia presenta somiglianze con il Regno Unito (entrambi paesi appartenenti all'Europa occidentale), ma anche differenze (vedi sezione “Il contesto della ricerca”) in particolare con riferimento alla diffusione della rete. L'Italia non può essere considerata un paese ad alta diffusione di Internet come il Regno Unito, a causa degli squilibri territoriali nell'accessibilità della banda larga. Questa considerazione ci aiuta a capire la principale differenza tra i campioni italiani e britannici: la media del punteggio del capitale digitale è più alta nel Regno Unito (72,8) che in Italia (51,1).

Ciò rende i risultati particolarmente significativi, perché è stata dimostrata la validità della misura del capitale digitale in due diversi contesti, supportando così la sua definizione operativa data in studi precedenti e legittimando il suo riconoscimento come forma specifica e indipendente di capitale.

Sarebbe importante e altrettanto interessante testare questo strumento in altri contesti, sia in Europa occidentale che in altre parti del mondo, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.
Studi transnazionali sarebbero necessari per esaminare il livello di capitale digitale e i relativi risultati. Tali studi sarebbero anche molto rilevanti per comprendere e affrontare le disuguaglianze a livello politico.

In effetti, il capitale digitale può essere visto come un capitale ponte, poiché è influenzato dal capitale offline preesistente (contribuendo a migliorare le competenze digitali, le capacità e l'accesso degli individui) e influenza il capitale offline producendo diversi tipi di benefici (traducendo le esperienze di Internet in nuove opportunità di vita).

A causa degli stretti legami tra capitale digitale e altri tipi di capitale (ad esempio, capitale economico, sociale e culturale), le disuguaglianze nell'accesso e nell'uso di Internet possono esacerbare le disuguaglianze in altre aree importanti. Viceversa, quindi, migliorando il livello del capitale digitale degli individui, sarebbe possibile ridurre anche le disuguaglianze con risultati tangibili.
Da questo punto di vista, l'introduzione di un DCI potrebbe essere un importante strumento di policy-making e monitoraggio. Osservare così tanti indicatori contemporaneamente può essere difficile infatti quando si tratta di fornire indicazioni per l'azione.

Combinare gli indicatori in indici a diversi livelli e in un'unica misura composita aiuta a realizzare una valutazione complessiva del capitale digitale, fornisce una metodologia di monitoraggio negli anni, in grado di indicare le aree a rischio di digital divide, il successo e il fallimento delle iniziative e misure della politica nazionale, e altro ancora.


Per saperne di più:

quadratino Measuring digital capital in Italy
Addeo F, D'Auria V, Delli Paoli A, Punziano G, Ragnedda M, Ruiu ML. Front Sociol. 2023 May 19;8:1144657. doi: 10.3389/fsoc.2023.1144657. PMID: 37274604; PMCID: PMC10235697.

Per approfondire:

quadratino consulta le nostre news con i tag Disuguaglianze e  Determinanti della salute