Un recente articolo
Can a virus undermine human rights? focalizza i punti salienti di un
tema molto discusso in queste ultime settimane: la
privacy al tempo di Covid-19. L’analisi che viene data, che può essere condivisa o no, porta con sé alcune interessanti riflessioni.
Sia l'ECDC, che anche altre riviste propongono approfondimenti su questo tema soprattutto in relazione alle misure per affrontare la fase 2 della pandemia.
Situazioni eccezionali richiedono misure eccezionali
Di fronte all'entità dei
rischi per la salute causati dalla pandemia di coronavirus 2019 (COVID-19), i governi nazionali hanno dovuto decidere rapidamente se dichiarare o meno uno
stato di emergenza per frenare la diffusione della malattia. Laddove una minaccia per la salute costituisce un pericolo per l'intera popolazione, allora la
sospensione della legge ordinaria può essere legittima per aumentare la capacità del governo di proteggere la comunità.
Uno
stato di “necessità” giustifica lo stato di emergenza e determina un quadro giuridico per la limitazione della libertà individuale durante un breve periodo di tempo, come la libertà di movimento, la libertà di riunione e la libertà imprenditoriale.
Questo stato di “necessità” consente ai governi di richiedere beni e servizi, di chiudere strutture pubbliche o private e di adottare
misure vincolanti che normalmente verrebbero considerate violazioni dei diritti fondamentali. La sicurezza sanitaria diventa una questione di pubblica sicurezza.
Situazioni eccezionali richiedono quindi misure eccezionali.
Nell’articolo
How to Do Testing and Contact Tracing sulla rivista online Medium viene ripercorsa la
serie di misure restrittive che hanno fermato l'economia con la perdita di milioni di posti di lavoro, entrate, risparmi, attività commerciali e libertà individuali. Per riaprire l'economia, secondo gli autori, occorrono
quattro misure, che necessitano l’una dell’altra per funzionare:
- i test, per scoprire chi è infetto
- l’isolamento, per impedire di infettare gli altri
- il tracciamento dei contatti per capire le persone con cui gli infetti sono venuti in contatto
- la quarantena, per impedire ai contatti di infettare gli altri
L'epidemia potrebbe portare a una limitazione dei diritti individuali dopo il picco della crisi?
Il
primo rischio è che alcune
misure eccezionali adottate nel contesto di un'emergenza possano eventualmente rientrare nell'ambito di applicazione della
legislazione ordinaria, se i leader sostengono che una minaccia sanitaria diffusa potrebbe riaffiorare in qualsiasi momento.
Il
secondo rischio è che i governi possano sfruttare l'effetto sostanziale di questa crisi per amministrare una cosiddetta
strategia di shock, volta a rafforzare le politiche di sorveglianza.
Il
terzo rischio è che la
paura possa cambiare il valore accordato dai cittadini alla libertà. Con l'aumentare delle minacce biologiche e ambientali globali, i cittadini potrebbero essere disposti a
rinunciare ad alcuni dei loro diritti costituzionali. L'aspirazione alla sicurezza può rapidamente erodere il desiderio di libertà. Questa aspirazione può portare gli individui a preferire l'autorità di un leader all'etica della discussione democratica. I cittadini potrebbero persino richiedere la
sicurezza “soft” delle tecnologie “smart”e della
“algorithmic governance”.
La tecnologia può venire in aiuto: che cosa sono le app di tracciamento e come funzionano
I ricercatori del Lancet e di Medium concordano sul fatto che
di fronte a una minaccia imminente, i governi non esitino anche a utilizzare le più recenti
tecnologie di sorveglianza di massa.
Il funzionamento delle
app di tracciamento dei contatti, chiarito nell’articolo
Shut down and reboot - preparing to minimise infection in a post-COVID-19 è basato sulla
memoria dei contatti di prossimità in funzione di tempo, durata e distanza, tramite segnalazione Bluetooth tra i telefoni. Alcune app richiedono anche la registrazione del sistema di
posizionamento globale (GPS) o della posizione di
geolocalizzazione dei telefoni che si trovano entro 2 m l'uno dall'altro.
App diverse variano i dettagli registrati, ma se al proprietario dell'app viene diagnosticata la malattia COVID-19, la sua app avvisa immediatamente e anonimamente i contatti tramite un messaggio per adottare le
misure di cautela e isolamento a tutela della salute propria e della collettività. Con altre app, i funzionari sanitari del governo vengono avvisati e rintracciano manualmente i contatti.
Anche i
giganti Apple e Google hanno annunciato una partnership per lo sviluppo di una
tecnologia per il tracciamento dei contatti Covid-19, che potesse aiutare i governi e le autorità sanitarie di tutto il mondo ad affrontare l’emergenza in corso. Apple e Google si sono impegnate a pubblicare e aggiornare costantemente le bozze delle specifiche e della documentazione tecnica, prevalentemente rivolte agli sviluppatori che dovranno implementare tale soluzione costruita in risposta alla pandemia di Covid-19, documentazione che copre anche l’aspetto della privacy, di importanza cruciale.
Tracciare i contatti non è affatto semplice, come viene descritto nel recente
report di ECDC Contact tracing for COVID-19: current evidence, options for scale-up and an assessment of resources needed.
L’obiettivo non è identificare il maggior numero possibile di contatti, il più velocemente possibile, bensì
coloro che potrebbero essere stati infettati. Per fare ciò, occorrono team di tracker di contatto. I
tracker di contatto hanno diverse funzioni. Innanzitutto, viene loro fornito un elenco di persone infettate da intervistare per scoprire ovunque siano andati nelle ultime due settimane e con chi siano entrati in contatto. Poiché la persona malata è umana, non sempre affidabile, potrebbe essere smemorata, in preda al panico, non collaborativa. Ecco che
alcuni stati hanno fatto ricorso ai
dati GPS mobili, i dati di spesa delle
carte di credito e i
filmati delle telecamere di sicurezza.
Il caso di Singapore: l'app TraceTogether
Il governo di Singapore è riuscito a
controllare il focolaio Covid-19 all'inizio di marzo. Parte di questo successo è stato attribuito a
un'app di tracciamento dei contatti TraceTogether, che registra tutti i contatti di prossimità effettuati tra telefoni durante un periodo di 21 giorni.
Secondo il sito web ufficiale GovTech di Singapore, TraceTogether utilizza la
tecnologia Bluetooth per scambiare connessioni con dispositivi vicini che hanno l'app. L'app ha solo la possibilità di mostrare le
connessioni tra i dispositivi e non le loro posizioni. Inoltre, i
registri rimangono nel telefono dell'utente. Qualora il Ministero della salute necessitasse dei registri per la traccia dei contatti, chiederà il consenso dell'utente per condividere i registri con loro.
L’articolo di Medium ci mostra alcuni dati sulla
preferenza accordata alle app per notificare che si è stati infettati dal coronavirus per inviare queste informazioni alle autorità.
Scopriamo che l'app Bluetooth ufficiale di Singapore ha solo il
20% di penetrazione. In
Islanda un’app simile ha avuto solo il 40% di penetrazione e l'
India ha rilasciato un'app scaricata da 50 milioni di persone, che sembra un successo fino a quando non ci si rende conto che è meno del
4% della popolazione.
L'eccezionalità può mettere a rischio i principi democratici
Per salvaguardare la privacy si potrebbero ipotizzare alcune
limitazioni ai dati raccolti dalle autorità:
- dove e per quanto tempo differenziando infetti e contatti: per le persone infette, potremmo sapere dove si trovano, chi hanno incontrato, dove e per quanto tempo. Per i loro contatti, solo che c'è stato un contatto, dove e per quanto tempo
- limite di accessibilità: i dati potrebbero essere accessibili solo per le tre settimane precedenti
- chi può accedere ai dati: solo il Ministero della salute o un'agenzia regionale equivalente
- salvaguardare la sicurezza: tutte le informazioni personali verranno protette in base agli standard sanitari
- eliminazione dei dati: ad esempio, una volta che oltre il 70% della popolazione diventa immune, attraverso la vaccinazione o l'immunità di gregge, il sistema di raccolta dei dati verrà automaticamente chiuso e i dati raccolti saranno distrutti.
Qualche motivo per rimanere ottimisti...
Le gravi crisi che causano
shock sociali possono alla fine
provocare modi positivi di riconsiderare il bene comune e i
diritti fondamentali.
La partecipazione delle donne allo sforzo bellico tra il 1914 e il 1918, ad esempio, portò all'estensione del diritto di voto alle donne in alcuni paesi. (Solo però in alcuni paesi N.d.R). La fine della seconda guerra mondiale ha offerto ai paesi europei l'opportunità di ripensare il “contratto sociale” con sistemi inclusivi della protezione della salute.
Tutto considerato, ora è il momento giusto, mentre l'umanità sta affrontando la crisi, di iniziare a pensare alla
ricostruzione post-COVID-19.
In questo dibattito, i diritti fondamentali non dovrebbero essere elusi, specialmente nei paesi con politiche deboli sulla privacy e sulla protezione dei dati.
E' possibile pensare a sistemi di gestione delle crisi sanitarie che proteggano la società senza compromettere la libertà individuale?
Le legislazioni nazionali dovrebbero, asserisce l’autore dell’
articolo da cui è partita la nostra riflessione, adottare norme adeguate per garantire che le
politiche di sorveglianza e monitoraggio della salute siano:
- rigorosamente prescritte dalla legge
- proporzionate alle necessità di sanità pubblica
- fatte in modo trasparente
- controllate da autorità di regolamentazione indipendenti
- soggette a costante riflessione etica
- non discriminatorie e rispettose dei diritti fondamentali.
Aggiungiamo: non è facile, ma questi principi devono sempre ispirare qualunque azione riferita a temi inerenti la salute.
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