22/4/2020

Covid-19: il difficile equilibrio tra infodemia, fake news e corretta informazione


La “Treccani” ha inserito il termine infodemia tra i “neologismi” e fornisce non solo la spiegazione ma anche qualche esempio in cui l’infodemia si è concretamente verificata. Anche l’articolo L’infodemia “coronavirale” pubblicato recentemente ci fornisce una “panoramica” di quello che il termine significa, fornendo spunti su come e dove si possano trovare informazioni attendibili e validate.

Ma quali sono gli effetti di un’informazione “ridondante”?

Gli autori di uno studio recentemente pubblicato The novel coronavirus (COVID-2019) outbreak: Amplification of public health consequences by media exposure asseriscono che, paradossalmente, mentre giornalisti e responsabili della sanità pubblica hanno lavorato per comunicare a tutti le informazioni sulle valutazioni e le raccomandazioni sui rischi, è emersa una minaccia correlata: il disagio psicologico derivante dalla ripetuta esposizione mediatica alle notizie sull’epidemia.

Gli studi su precedenti problemi di salute pubblica (es. focolai di Ebola e H1N1) e altro (ad es. attacchi terroristici) hanno evidenziato che la copertura mediatica degli eventi ha avuto conseguenze non intenzionali per coloro con un rischio relativamente basso di esposizione diretta, portando a potenziali grave ripercussioni.

Questo ha implicazioni non solo per la sofferenza immediata in una popolazione già alle prese con un problema sanitario senza precedenti e sulle conseguenti ricadute economiche, ma anche per gli effetti nel tempo sulla salute fisica e mentale.
La risposta allo stress può portare a comportamenti di ricerca di aiuto che possono essere sproporzionati o comunque non raccomandati in risposta alla minaccia effettiva, determinando un sovraccarico sulle strutture sanitarie e sull’uso delle risorse disponibili.

Il panico determinato dalle notizie sull’epidemia di “Covid-19” ha portato, ad esempio, all’acquisto esagerato di beni di consumo essenziali come la carta igienica, i kit di pronto soccorso, acqua in bottiglia e disinfettante per le mani, con la conseguente carenza e ripercussione sui costi.

Nelle emergenze: necessità di informazioni “mirate”

Sempre gli autori dell’articolo sottolineano che coloro che si occupano della gestione delle emergenze tendono a sottoutilizzare i social media, come fonte di comunicazione del rischio. Un utilizzo strategico dei social media (ad es. hashtag) può essere invece un modo efficace per comunicare al pubblico informazioni “selezionate”, durante i periodi di crisi .

Nella rivista BMJ leggiamo l'articolo Covid-19: "How to be careful with trust and expertise on social media" in cui viene citato un "twitter" di Heidi Tworek, assistente professore presso l'Università della British Columbia in Canada.
Viene sottolineato che "le comunicazioni in una crisi di salute pubblica sono cruciali quanto l'intervento medico… in effetti, le politiche di comunicazione SONO un intervento medico".

Il post continua offrendo un utile elenco azioni che dovremmo intraprendere tutti:
  • non sovraccaricare le persone con informazioni: brevi elenchi puntati condivisibili sono molto più efficaci
  • l'associazione di elementi visivi al testo ci aiuta a ricordare (esempio: l'uso di foto con testo o video con audio e sottotitoli)
  • includi infografiche come diagrammi di flusso, linee temporali e diagrammi di Venn, che devono funzionare su tutti i dispositivi mobili
  • usa video divertenti: chiedi ai tuoi figli di mostrarti i balli del lavaggio delle mani su TikTok, il servizio di condivisione di video. Questi sono un ottimo modo per raggiungere il pubblico più giovane e anche per le generazioni più anziane: Gloria Gaynor che si sta lavando le mani per la campagna "I Will Survive" è esattamente il tipo di informazioni virali che dobbiamo diffondere
Il “viewpoint”di JAMA Social Media and Emergency Preparedness in Response to Novel Coronavirus
fa riflettere su ulteriori aspetti di un possibile utilizzo dei social media.

La pandemia d’influenza del 1918 colpì un terzo della popolazione mondiale e causò 50 milioni di morti. Cento anni fa, le terapie mediche e le contromisure erano significativamente limitate e lo scambio di informazioni che potevano facilitare qualsiasi intervento sulla salute pubblica, avveniva principalmente per telefono, posta o interazione da persona a persona.
Ora, più di un secolo dopo, un nuovo coronavirus è la causa di una nuova pandemia globale che minaccia milioni di vite. Oggi, molti metodi di condivisione delle informazioni sono stati inseriti in piattaforme giganti di social media che hanno velocità, portata e penetrazione incredibili. Più di 2,9 miliardi di persone utilizzano regolarmente i social media e molti per lunghi periodi di tempo.
Non c’è ancora una completa conoscenza di come queste piattaforme possano essere sfruttate per supportare in modo ottimale la risposta alle emergenze e la resilienza.

Gli autori del “viewpoint” delineano un quadro per l'integrazione dei social media come strumento critico nella gestione dell'attuale pandemia e per la trasformazione dei modi di preparazione e risposta per il futuro.
Consigliando la completa lettura, riportiamo alcuni punti salienti.

Indirizzare le persone verso fonti attendibili

Ad oggi, le piattaforme di social media sono state importanti per la diffusione di informazioni durante lo scoppio del coronavirus 2019 (COVID-19). I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), l'OMS, numerose riviste e altre organizzazioni sanitarie pubblicano regolarmente linee guida su una serie di piattaforme. Anche i team impiegati dalle piattaforme di social media più grandi sono stati coinvolti nella risposta mentre le ricerche di informazioni sul coronavirus stanno aumentando e, a volte, dominando le conversazioni online.
  • Facebook utilizza la funzione di feed di notizie per indirizzare gli utenti al sito Web dell'OMS e ai siti Web delle autorità sanitarie locali.
  • Google Scholar ha messo in evidenza le principali riviste mediche e altri siti.
  • Twitter e altri siti di social media indirizzano in modo simile le persone che cercano (tenendo conto degli errori di ortografia) i contenuti relativi al coronavirus, verso risorse affidabili.
Anche le organizzazioni sanitarie, i medici e gli “influencer” dei social media dovrebbero indirizzare attivamente il traffico online verso fonti affidabili.
Potrebbe essere il momento in cui le piattaforme dei social media assumano un ruolo attivo di salute pubblica e in parallelo utilizzino banner, pop-up e altri strumenti per inviare messaggi direttamente agli utenti sul lavaggio delle mani e sulla distanza sociale necessaria.
Questo approccio aumenta la probabilità che milioni di persone vedano gli stessi messaggi ogni volta che accedono alla piattaforma, anche se rinunciano ad accedere al sito Web dell'OMS o ad altri siti attendibili.

Contrastare la disinformazione

I social media sono anche diventati un canale per diffondere sia voci che disinformazione deliberata, e molti autori stanno implementando siti come Facebook, Twitter, YouTube e WhatsApp per creare un senso di panico e confusione.
A differenza di qualsiasi evento precedente, l'OMS ha identificato che "l'epidemia e la risposta al Covid-19 sono state accompagnate da una massiccia" infodemia "- un'abbondanza di informazioni - alcune accurate e altre no - che rendono difficile per le persone trovare affidabili fonti e guida affidabile.
Sono quindi necessarie ricerche per comprendere meglio le origini e la diffusione della disinformazione, nonché sforzi coordinati per interrompere le sue fonti e identificare, rimuovere e ridurre la sua diffusione.

Social media come strumento diagnostico e sistema di riferimento

I social media dovrebbero essere usati per diffondere informazioni affidabili su quando sottoporsi ad un test, cosa fare con i risultati e dove ricevere assistenza.
Se un vaccino diventa disponibile, le stesse piattaforme potrebbero essere utilizzate per incoraggiare l'assunzione e affrontare le sfide associate all'esitazione del vaccino.
Le piattaforme dei social media sono ben organizzate e questo potrebbe essere utilizzato per indirizzare le persone alle risorse per i test COVID-19. Per coloro i cui risultati dei test fossero positivi per COVID-19, la piattaforma potrebbe consentire agli utenti di informare i loro contatti sulla potenziale esposizione e su come dare seguito ai test.

Connettività e pronto soccorso psicologico

Gli effetti a lungo termine del distanziamento sociale e dell'isolamento influenzeranno probabilmente le popolazioni in modo diverso, rendendo necessarie strategie globali per affrontare le conseguenze.
Navigare” nell'isolamento sociale sarà particolarmente difficile per le popolazioni già svantaggiate, come gli anziani, le persone con uno stato socioeconomico basso o insicurezza abitativa, i pazienti con patologie croniche o disabilità, gli individui privi di documenti.
I social media dovrebbero essere usati per sensibilizzare sulle necessità di questi gruppi nelle catastrofi e per lo sviluppo di nuovi metodi affinché le comunità possano mobilitare risorse e supporto in assenza di contatto fisico.

Il primo soccorso psicologico potrebbe essere fornito attraverso chatbot, che usano l'intelligenza artificiale per imparare dai milioni di interazioni che si stanno verificando in risposta alla pandemia e comprendere meglio i bisogni critici.

Promozione dell'apprendimento da remoto

Sono necessari nuovi approcci per migliorare l'educazione degli operatori sanitari. Il distanziamento sociale influirà sull'addestramento clinico (ad es. tirocinio nel dipartimento di emergenza) e sull'educazione didattica (ad es. laboratorio di anatomia).
I social media possono essere uno strumento utile per facilitare il contatto tra gli studenti e supportare l'apprendimento attivo.
Anche i medici di prima linea e gli altri operatori sanitari che forniscono assistenza a pazienti in condizioni critiche con COVID-19 trarrebbero beneficio dalla possibilità di condividere ampiamente le loro esperienze in modo anonimo per migliorare l'istruzione e l'insegnamento in una crisi in evoluzione.

Accellerare la ricerca

I dati dei social media su sintomi, interazioni, foto in occasione di eventi, percorsi di viaggio e altre impronte digitali sul comportamento umano, dovrebbero essere analizzati in tempo reale per comprendere e modellare la trasmissione e la traiettoria di COVID-19.
Attualmente, Facebook sta fornendo dati aggregati e anonimi ai ricercatori su come le persone si spostano da una posizione all'altra e mappe della densità di popolazione, per informare meglio come si sta diffondendo il virus.
La fusione dei dati dei social media e dei dati della cartella clinica elettronica dei pazienti consenzienti potrebbe anche fornire indicazioni sul rischio a livello individuale.

Costruire una cultura della “preparazione”

Più di 100 anni fa, una pandemia globale ha colpito oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo. Oggi, nel bel mezzo di un'altra emergenza sanitaria pubblica, alcune lezioni della storia dimostrano l'importanza di comprendere come le informazioni si diffondono e gli individui interagiscono. L'integrazione dei social media come strumento essenziale per la preparazione e la ripresa può influenzare la risposta a COVID-19 e alle future minacce per la salute pubblica.

Autorevolezza e social media ai tempi di Covid-19

Building trust while influencing online COVID-19 content in the social media world è il titolo dell'articolo uscito il 21 aprile su The Lancet Digital Health.

L'articolo prende avvio dalla definizione dell'idea di legittimità. L'autorevolezza infatti è molto cambiata nel contesto delle piattaforme dei social media. Gli utenti ritengono fidate le persone all'interno delle proprie cerchie di pari per la produzione e scambio di informazioni preziose, che diventano per loro fonti autorevoli di informazioni. 
Poiché tali informazioni vengono ulteriormente divulgate, spesso aumenta la loro legittimità percepita. Questo metodo di condivisione e convalida delle informazioni è in contrasto con metodi più direttamente controllati da intermediari (quali ad esempio, i media tradizionali), che hanno conoscenze specifiche e responsabilità relative alla verifica e condivisione delle informazioni.

I social network digitali hanno facilitato la diffusione di una diversa entità virale: la disinformazione, spesso usata come mezzo per destabilizzare la fiducia nei governi e come arma politica. Dopo i primi casi di COVID-19, un'ampia gamma di fake news si è diffusa attraverso media e social media rendendo difficile l'identificazione di fonti affidabili di informazione. Tra le fonti di disinformazione è compresa l'amministrazione Trump che si è riferita all'epidemia come a una bufala e a un attacco politico da parte dell'opposizione.

Con il progredire della malattia, è in continua evoluzione anche la nostra comprensione di Covid-19. Per questo motivo ciò che si qualifica come disinformazione sarà sensibile alle nuove scoperte e intuizioni scientifiche, rendendola ancor più difficile da eliminare.

I giganti tra i social media si sono così impegnati a regolare i contenuti alla luce della pandemia. L'eliminazione della disinformazione può infatti aiutare gli utenti a raccogliere e diffondere informazioni accurate, a rimanere al sicuro e a ridurre i rischi per gli altri. Poiché molti si rivolgono ai social media per informazioni e consigli, la differenziazione tra individui qualificati per fornire informazioni accurate online e i cosiddetti epidemiologi da poltrona è sempre più difficile.

A causa della natura onnipresente della disinformazione relativa a COVID-19, tutti i membri dei grandi social network digitali (comprese le agenzie governative, le società di social media, gli operatori sanitari, i consumatori o i propagatori di informazioni) condividono la responsabilità di aiutare ad affrontare le vaste implicazioni di questa pandemia e dell'infodemia sottostante per rafforzare la resilienza della comunità.


Per saperne di più:

quadratino L’infodemia “coronavirale” a cura di: G. Galletti (5 febbraio 2020) sul sito web dell'Agenzia regionale di sanità della Toscana

quadratino The Novel Coronavirus (COVID-2019) Outbreak: Amplification of Public Health Consequences by Media Exposure
Garfin, D. R., Silver, R. C., & Holman, E. A. (2020)
Health Psychology, 39(5), 355-357.

quadratino Covid-19: "How to be careful with trust and expertise on social media"
Sue Llewellyn
BMJ 2020; 368 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.m1160 (Published 25 March 2020)

quadratino 13 MARZO. Dal BMJ. Covid-19: Older adults and the risks of misinformation
Gli autori ribadiscono con forza che è opportuno contrapporsi alla disinformazione sul Covid-19

quadratino Social Media and Emergency Preparedness in Response to Novel Coronavirus.
Merchant RM, Lurie N.
JAMA. 2020 Mar 23. doi: 10.1001/jama.2020.4469. [Epub ahead of print] No abstract available

quadratino 10 APRILE. Da JAMA The Mental Health Consequences of COVID-19 and Physical Distancing The Need for Prevention and Early Intervention
Questo momento difficile offre comunque l'opportunità di far progredire la nostra comprensione di come fornire un servizio focalizzato sulla prevenzione a livello di comunità, un servizio di primo soccorso psicologico a livello nazionale e di emergere da questa pandemia con nuovi modi per farlo. La pandemia mondiale COVID-19 rappresenta una minaccia unica, ma dobbiamo esser pronti a riconoscere la pandemia che seguirà rapidamente - quella dei disordini mentali e comportamentali - e attuare i passaggi necessari per mitigarla.

quadratino 21 APRILE. Building trust while influencing online COVID-19 content in the social media world. The Lancet Digital Health



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