Il
test sierologico rileva la
quantità di anticorpi nell’organismo, che sono la prima risposta in caso di infezione o dopo la vaccinazione.
La vaccinazione induce l’organismo a produrre un maggior numero di
cellule immunitarie, che a loro volta producono
anticorpi e altre molecole, che si riducono poi nel corso del tempo. La
memoria rimane in alcune cellule (
linfociti B e T), che “sorvegliano” la situazione e intervengono nel caso di future infezioni vere e proprie.
Un’
ulteriore dose di vaccino produce nuovamente la
moltiplicazione delle cellule immunitarie e conseguentemente nuovi
anticorpi che, nel corso del tempo, tendono nuovamente a ridursi e scomparire.
Il processo fa sì però che alla fine
rimanga una maggiore quantità di cellule immunitarie, che potranno offrire una risposta più immediata ed efficace nel caso di una nuova infezione.
Non è stato determinato sinora con certezza il
livello minimo di anticorpi necessari per una completa protezione: una quantità che per un soggetto potrebbe essere insufficiente, potrebbe invece essere più che sufficiente per un altro.
Nell’
articolo pubblicato online sul Post a cui ci siamo riferiti, viene dunque concluso: «Chi è compreso nelle categorie e fasce di età per le quali è prevista la somministrazione di un richiamo, non ha quindi nessuna necessità di fare un test sierologico, anche perché non otterrebbe nessuna informazione davvero rilevante per decidere se vaccinarsi o meno».
Nell'articolo su
Jama The Flawed Science of Antibody Testing for SARS-CoV-2 Immunity si legge che il concetto di
passaporto di immunità basato sulla presenza di anticorpi
non ha funzionato. L'accuratezza dei primi test sui consumatori non è stata dimostrata, rendendo i risultati alquanto dubbi. A ciò si aggiunge che i cosiddetti
correlati immunologici di protezione sono sconosciuti. Quali
anticorpi specifici proteggono dalla reinfezione per SARS-CoV-2? Quanto devono essere alti i loro livelli? E per quanto tempo fornirebbero una difesa affidabile?
Poiché l'
utilità dei test per i singoli pazienti è diventata sempre meno chiara e si è ampliato il numero dei test per le infezioni attive, il clamore del pubblico per i test sugli anticorpi è diminuito. Ma per alcuni, l'arrivo dei vaccini Covid-19 ha rianimato l'interesse. Può un semplice esame del sangue rivelare
se il vaccino funziona o se sia arrivato il momento di una
vaccinazione di richiamo?
No, risponde con fermezza la
Food and Drug Administration statunitense, che ha scoraggiato i test anticorpali come controllo dell'immunità fai-da-te in una
comunicazione al pubblico e ai medici già nel maggio scorso.
Anche i
Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) statunitensi
sconsigliano l'uso di test anticorpali per determinare il proprio livello di immunità contro il Covid-19.
In una
risposta all'articolo Sixty seconds on ... covid booster vaccines pubblicato il 3 settembre 2021 sul
Bmj, Walid Al-Wali e colleghi partendo anch'essi dalla
linea guida ad interim dei CDC aggiornata a settembre 2021 e dalla
comunicazione sulla sicurezza della FDA del 19 maggio 2021
non raccomandano i test anticorpali per valutare un'
immunità adeguata dopo la vaccinazione contro il Covid-19. Sebbene si sia tentati, aggiungono i ricercatori dell'Al-Wakra Hospital in Qatar, di considerare gli individui immuni a Covid-19 quando i loro livelli anticorpali sono eccessivamente alti, tuttavia fino ad ora non ci sono prove solide che lo supportino, pertanto, a loro avviso, sarebbe prudente somministrare il richiamo senza test, persino quando si sa che i livelli sono molto alti.
L’importanza della terza dose sulle cellule B e T
L'NIH (National Institute of Health) in una recente
news sulla protezione del vaccino Moderna contro le varianti, cita uno
studio sui macachi, utilizzati comunemente come modello per stabilire l’effetto che i vaccini possono avere sulle persone.
Per quanto riguarda la
memoria delle cellule B e T, non rilevabili dai comuni test sierologici, viene precisato che nello studio la «
dose booster ha migliorato la memoria immunitaria. I booster hanno ripristinato rapidamente le cellule B e T della memoria, importanti per la
protezione a lungo termine contro il Covid-19».
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