Il diabete è responsabile di enormi costi clinici, sociali ed economici, principalmente legati alle complicanze della malattia. Trattamenti efficaci e tempestivi possono ridurre in modo sostanziale le conseguenze negative della malattia.
Nuove classi di farmaci si sono affiancate negli ultimi anni a quelle disponibili da lungo tempo, tra queste gli inibitori del SGLT-2 (Sodium-Glucose Cotransporter 2), analoghi del GLP-1 (Glucagon-like Peptide 1) e gli inibitori del DPP-4 (Dipeptidyl Peptidase 4).
Recentemente è uscita su Journal of the American Medical Association una
network meta analysis che mette a confronto queste tre tipologie di farmaci.
Le
network meta analysis consentono di combinare i risultati provenienti da più studi e di confrontare fra loro più trattamenti, sfruttando le informazioni che derivano sia da studi che confrontano direttamente tali trattamenti, sia da studi nei quali ciascuno dei farmaci è paragonato con un analogo gruppo di controllo (ad esempio, con placebo).
Lo studio, che ha utilizzato i dati che derivano da
236 trial che hanno coinvolto
176.310 partecipanti con diabete di tipo 2, affronta un importante quesito: l'uso di inibitori SGLT-2, agonisti del recettore GLP-1 o inibitori DPP-4 si associa ad una riduzione della mortalità e degli eventi cardiovascolari nei pazienti con diabete di tipo 2?
I ricercatori concludono che l'uso di
inibitori SGLT-2 o
agonisti GLP-1 è associato a
migliori risultati nel ridurre il rischio di morte rispetto agli inibitori DPP-4 o al placebo o al non trattamento. Dichiarano altresì che il ricorso a inibitori della DPP-4 non è associato a riduzione della mortalità rispetto al placebo o a nessun trattamento.
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