1/12/2020

Anziani tra “pietas” e “ageismo” nell’era Covid


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L’enciclopedia Treccani ci propone una definizione di “pietas”: “divinità astratta dei Romani, che esprime l'insieme dei doveri che l'uomo ha sia verso gli uomini in genere e verso i genitori in specie ("iustitia erga parentes pietas nominatur", Cic., Part. or., 78), sia verso gli dei e che in questo caso s'identifica con la religione ("est enim pietas iustitia adversus deos", Cic., De nat. deor., I, 116)”.

Non solo però ai propri genitori dovrebbe essere rivolta attenzione, ma a tutti gli anziani che durante la pandemia di Covid-19 sono stati inevitabilmente “facili bersagli”. Il valore della pietas, in una definizione più allargata del termine, si ritrova in un commento del Dr. Geddes Per combattere la solitudine, per non perdere la tenerezza, in cui viene sottolineata l’importanza di dare protezione alle persone in età avanzata o con gravi patologie, garantendo sempre però non solo la salute fisica.

Covid e ageismo

Sempre nell’enciclopedia Treccani troviamo la definizione di “ageismo”: “forma di pregiudizio e svalorizzazione ai danni di un individuo, in ragione della sua età; in particolare, forma di pregiudizio e svalorizzazione verso le persone anziane. È per assonanza e analogia con razzismo e sessismo che nel 1969 Robert Butler], psichiatra e geriatra, coniò il termine ageism (da age: età), che trent’anni dopo sarebbe stato accolto nella lingua francese come âgisme e ben più tardi in quella italiana come ageismo”.

Verso gli anziani in questo periodo si sono purtroppo manifestati sentimenti e azioni contrastanti. Se da una parte sono definiti come persone fragili da proteggere, dall’altra sono stati vissuti come elementi non indispensabili al sistema: si è quindi concretizzato l’ageismo.

Inutile sarebbe entrare nelle tante polemiche suscitate da alcune frasi pronunciate, riportate con clamore dai mass media. Ricordiamo solo come anche la forma di “protezione” proposta, che prevedeva una sorta di lockdown per gli ultrasettantenni, abbia inevitabilmente scaturito polemiche. Le reazioni degli appartenenti a questa fascia di età, che la stampa e i mass media hanno riportato, erano quelle dei “più giovani” dei potenzialmente “protetti”;
agli altri, ai “grandi anziani” è rimasto solo il profondo senso di inutilità e di solitudine, senza alcuna voglia di controbattere.

COVID ageism as a public mental health concern, pubblicato in The Lancet Healthy Longevity (per il momento non indicizzato in PubMed), ci fa notare che:
  • l’essere considerati come un gruppo a maggior rischio anche per Covid-19 crea negli anziani logicamente maggiore apprensione
  • molte persone anziane potrebbero inoltre non solo aver paura per la malattia, ma essere preoccupati che, se infettate, potrebbero non ricevere un trattamento adeguato, perché la comunità medica dà la priorità alla cura dei giovani.
Sono queste le due principali convinzioni che provocano reazioni emotive e psicologiche e che andrebbero contrastate con reali messaggi di affetto e di “pietas”.


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