Le
malattie non trasmissibili (NCD) comportano un onere drammatico per la morbilità e la mortalità in tutto il mondo. L’
alimentazione è un fattore di rischio modificabile per le NCD con la
dieta mediterranea (DM), che è considerata una delle strategie dietetiche più efficaci per ridurre il diabete, le malattie cardiovascolari e il cancro.
La
trasferibilità della dieta mediterranea verso paesi non mediterranei è però impegnativa e richiede un percorso condiviso tra la comunità scientifica e le parti interessate. Pertanto, la
Cattedra UNESCO per l'Educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile ha promosso il progetto di ricerca "
Planeterranea" per identificare un
modello alimentare salutare, basato su prodotti alimentari disponibili nelle diverse aree del mondo con proprietà nutrizionali degli alimenti della dieta mediterranea.
Una
revisione ha avuto l'obiettivo di raccogliere informazioni sulle
abitudini alimentari e sulle
colture autoctone in
5 macroaree (Nord America, America Latina, Africa, Asia e Australia).
Le informazioni sono state utilizzate per sviluppare specifiche "
piramidi alimentari" basate sugli
alimenti disponibili nelle macroaree che presentano le
stesse proprietà nutrizionali e gli
stessi benefici per la salute della
dieta mediterranea.
Le abitudini alimentari
Gli autori hanno utilizzato il network UNESCO per recuperare informazioni sulle
abitudini alimentari di diversi paesi. Sono stati intervistati i
nativi delle 5 macroaree per raccogliere informazioni su colture locali, abitudini alimentari, ricette tradizionali, ecc.
Sono state inoltre svolte
ricerche complementari selezionando siti web nazionali e internazionali che forniscono informazioni sulla produzione agricola e sulle abitudini alimentari (Dipartimento nazionale dell'agricoltura, USDA, Google Scholar, SciELO - Scientific Electronic Library Online, ecc.).
Infine è stata condotta nel database PubMed, una
ricerca bibliografica per un periodo di 20 anni fino al dicembre 2021.
Ogni
alimento specifico identificato nella ricerca preliminare è stato utilizzato come
parola chiave e combinato con “AND” oppure “OR” (operatori booleani) con i termini: salute, glucosio plasmatico, metabolismo del glucosio, lipidi plasmatici, metabolismo lipidico, insulina plasmatica, insulino-resistenza, infiammazione, stress ossidativo, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, cancro, fattori di rischio, effetti, composizione, assunzione, consumo.
Complessivamente, la ricerca ha identificato un totale di 860 studi adatti alla revisione. L’insieme delle pubblicazioni è stato ulteriormente integrato analizzando la bibliografia degli articoli selezionati.
Gli articoli considerati in questa revisione narrativa erano:
- meta-analisi di studi prospettici o studi clinici randomizzati
- studi osservazionali e studi clinici non inclusi nelle meta-analisi che hanno aggiunto informazioni significative
- revisioni di letteratura che forniscono la composizione nutrizionale degli alimenti specifici individuati.
Sono stati inclusi solo gli articoli pubblicati su riviste a più alto “impact factor” nelle aree "salute pubblica", "endocrinologia, diabete e metabolismo" o "nutrizione e dietetica" ed escluse note, capitoli di libri, lettere, editoriali, atti di convegni, articoli pubblicati in lingue diverse dall'inglese e quelli non specificatamente relativi a ciascuna tematica di interesse.
Le piramidi nutrizionali
Per ognuna delle 5 macroaree, dopo la puntuale rilevazione delle abitudini alimentari, dei principali alimenti e dei possibili benefici e rischi associati, sono state
predisposte 5 piramidi.
Gli alimenti citati sono descritti dettagliatamente nella parte dello studio relativa all’area dove vengono maggiormente consumati.
Nord America
Il Nord America è stato designato come la culla della cosiddetta dieta occidentale, caratterizzata da un'elevata assunzione di
cereali raffinati,
carne rossa e lavorata,
pizza e fast food,
patate,
dolci,
zucchero e bevande ad alto contenuto energetico. Ciò si traduce in un aumento della quantità di acidi grassi saturi (saturated fatty acids - SFA) (12%), carboidrati raffinati (21%, cereali raffinati, succhi di frutta, patate) e zuccheri aggiunti (14,4%). Queste caratteristiche dietetiche sono state associate a una dieta di scarsa qualità e sono una causa primaria di
malattie croniche e mortalità negli Stati Uniti.
Sono necessari pertanto enormi cambiamenti per migliorare la qualità complessiva dell'attuale dieta nordamericana. La Harvard School of Public Health e altre istituzioni americane hanno entrambe proposto linee guida pratiche per migliorare la trasferibilità della dieta mediterranea in contesti di vita reale.
Tuttavia, per aumentare la fattibilità di questi cambiamenti dietetici, l'unione di cibi locali ricchi di fibre, fitochimici e altri composti bioattivi può rappresentare una strategia complementare. Pertanto, rispetto ai
principi cardine della dieta mediterranea per le
fonti proteiche animali e i dolci, si propongono le seguenti
modifiche:
- utilizzare l'olio di canola come principale fonte di grassi giornaliera (la quantità dovrebbe essere in base al fabbisogno energetico individuale)
- aumentare l'assunzione di verdure (almeno 2 porzioni/giorno) e legumi (almeno 3 porzioni/settimana), preferendo le varietà locali (es. gombo e fagioli borlotti)
- usa frutta secca per spuntini, in particolare noci pecan (42 g/giorno).
Questi cambiamenti sono riassunti nella
nuova piramide alimentare per il Nord America (
figura 1).
America Latina
La dieta tradizionale latinoamericana è un
modello alimentare a base vegetale e fornisce una quantità adeguata dei principali macro e micronutrienti. Tuttavia, la globalizzazione ha indotto uno spostamento verso le
abitudini alimentari occidentali. Inoltre, alcuni alimenti tradizionali dovrebbero essere limitati e sostituiti con altri aventi caratteristiche più salutari. Pertanto, rispetto ai principi cardine della DM per le fonti proteiche animali e i dolci, si propongono le seguenti
modifiche:
- 2 porzioni/giorno di alimenti amidacei a basso indice glicemico (quinoa, plátanos e cereali integrali)
- non più di 2 porzioni/settimana di alimenti amidacei ad alto indice glicemico (riso, mais e patate)
- utilizzare l'avocado come principale fonte di grassi giornaliera (la quantità dovrebbe essere in base al fabbisogno energetico individuale)
- aumentare l'assunzione di verdura (almeno 2 porzioni/giorno) e frutta (1 o 2 porzioni/giorno), prediligendo frutta ad elevata attività antiossidante (come açai e altri frutti di bosco).
Questi cambiamenti sono riassunti nella
nuova piramide alimentare per l'America Latina (
figura 2).
Africa
Sebbene la malnutrizione e la scarsità di cibo siano ancora prevalenti in questo continente, molti paesi africani hanno attraversato una "
transizione nutrizionale" negli ultimi anni.
Di recente, infatti, sono stati segnalati i profondi cambiamenti avvenuti in Africa. Nel complesso, questi cambiamenti dietetici consistono in un passaggio dal consumo di cibi naturali con manipolazione marginale - principalmente frutta, verdura e legumi - a
cibi altamente trasformati (carboidrati raffinati, acidi grassi saturi e grassi idrogenati, zuccheri aggiunti, sale e additivi alimentari).
In particolare, questo fenomeno si è verificato anche nei paesi dell'Africa mediterranea (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco). Purtroppo, per quanto a nostra conoscenza, non sono finora disponibili informazioni chiare sulle effettive abitudini nutrizionali delle popolazioni africane. Questa mancanza di informazioni è principalmente dovuta a limitazioni metodologiche nella valutazione dell'assunzione dietetica, come riportato in studi precedenti.
Come per altri continenti, si potrebbe ipotizzare che
promuovere il consumo di cibi locali possa migliorare la qualità della dieta delle popolazioni africane. Le
modifiche proposte sono:
- favorire il consumo di cereali autoctoni come il teff, (Eragrostis tef, cereale originario dell'Etiopia e dell'Eritrea) consumando almeno 2 porzioni/giorno di prodotti derivati dal teff
- utilizzare l'olio di moringa (pianta che può crescere in condizioni climatiche estreme, terreni caldi, secchi e poco fertili) come fonte di grassi giornaliera (la quantità dovrebbe essere in base al fabbisogno energetico individuale)
- aumentare l'assunzione di alimenti di origine vegetale secondo la dieta tradizionale africana e favorire l'uso di frutta autoctona (1 o 2 porzioni/giorno) e verdura (almeno 2 porzioni/giorno).
Questi cambiamenti sono riassunti nella
nuova piramide alimentare per l'Africa (
figura 3).
Asia
Il continente asiatico è molto esteso e, di conseguenza, le abitudini alimentari potrebbero essere più eterogenee nei diversi paesi che in altri continenti. Sebbene ogni regione asiatica abbia le sue tradizioni distinte, ci sono molte caratteristiche unificanti che hanno consentito ai ricercatori di eseguire una valutazione critica del profilo nutrizionale della popolazione che vive in Asia.
La dieta tradizionale asiatica è particolarmente
ricca di cibi amidacei ad alto indice glicemico, e minore quantità di altri nutrienti ed eventualmente micronutrienti. Pertanto, alcuni alimenti tradizionali dovrebbero essere limitati privilegiando altri alimenti con effetti più benefici sulla salute. Vengono proposte le seguenti
modifiche per migliorare la qualità della dieta:
- 2 porzioni/giorno di alimenti amidacei a basso indice glicemico (orzo e integrali)
- non più di 2 porzioni/settimana di alimenti ricchi di amido ad alto indice glicemico (riso e noodles)
- utilizzare l'olio di sesamo come principale fonte di grassi giornaliera (la quantità dovrebbe essere in base al fabbisogno energetico individuale) e utilizzare i semi di sesamo per arricchire le zuppe
- aumentare l'assunzione di verdura (almeno 2 porzioni/giorno) e frutta (1-2 porzioni/giorno), prediligendo la frutta con elevate attività antiossidanti
- 2 porzioni/settimana di fonti proteiche vegetali (alimenti derivati dalla soia)
- 1 porzione/giorno di alghe (in particolare spirulina e wakame).
Questi cambiamenti sono riassunti nella
nuova piramide alimentare per l'Asia (
figura 4).
Australia
L'attuale
dieta australiana assomiglia a un
modello dietetico occidentale, con alimenti a base vegetale sostituiti da alimenti ad alto contenuto di grassi, ad alta densità energetica e di origine animale.
Sono necessari importanti cambiamenti per migliorare la qualità complessiva dell'attuale dieta australiana. Per aumentare la fattibilità di questi cambiamenti dietetici, l'incorporazione di
cibi locali può rappresentare una strategia complementare. Pertanto, rispetto ai principi cardine della DM per le fonti proteiche animali e i dolci, si propongono le seguenti
modifiche:
- utilizzare l'olio di macadamia come principale fonte di grassi giornaliera (la quantità dovrebbe essere in base al fabbisogno energetico individuale)
- aumentare l'assunzione di verdura (almeno 2 porzioni/giorno), prediligendo le varietà locali
- aumentare l'assunzione di frutta (>2 porzioni/giorno), preferendo le varietà locali (ad es. susina di Davidson, bacche di pepe autoctone e finger lime)
- aumentare l'assunzione di pesce ricco di acidi grassi polinsaturi omega 3 (2-3 porzioni/settimana), preferendo le varietà locali (es. salmone atlantico, barramundi)
- utilizzare le noci di macadamia per gli spuntini, in particolare (40-90 g/giorno, pari al 15% dell'apporto energetico totale).
Questi cambiamenti sono riassunti nella
nuova piramide alimentare per l'Australia (
figura 5)
Commenti e riflessioni
Nonostante il ruolo fondamentale della dieta mediterranea nella prevenzione e nella gestione delle malattie non trasmissibili,
non è facile trasferire questo modello dietetico ad altre popolazioni.
L'adozione della vera DM implica infatti il passaggio da tradizioni locali presenti da secoli in quei territori ad abitudini nuove e sconosciute. Pertanto, sembra più affidabile - e anche auspicabile - che ogni paese riscopra il proprio patrimonio per sviluppare un modello alimentare più sano basato su
cibi tradizionali e locali. Ciò sarebbe in linea con il patrocinio dell'UNESCO per preservare l'identità culturale, la continuità delle comunità e l'ambiente.
Alcuni modelli dietetici non mediterranei, come le diete nordiche e di Okinawa, hanno dimostrato di ridurre il rischio di malattia e la mortalità. Questi effetti benefici sono legati a un profilo nutrizionale sovrapponibile alla DM. Sarebbe quindi possibile ottenere effetti salutari combinando diversi alimenti appartenenti al proprio paese con notevoli vantaggi non solo per le persone, ma anche per l'ambiente.
La revisione qui presentata è un tentativo di promuovere un
modello alimentare sano e
sostenibile basato sulle proprietà nutrizionali della dieta mediterranea, ma
implementato a livello locale utilizzando i prodotti alimentari disponibili
in diverse aree del mondo.
Come prima versione del progetto di ricerca "Planeterranea", lo studio fornisce una panoramica delle motivazioni, degli obiettivi e dei principali risultati. I limiti, invece, saranno affrontati nelle pubblicazioni future. Alcune delle macroaree analizzate (Asia, Africa) comprendono molti paesi eterogenei con abitudini alimentari specifiche. Pertanto, è necessario valutare se una macroarea possa richiedere più piramidi nutrizionali per avallare la conformità alle tradizioni delle diverse popolazioni.
D'altra parte, la
sostenibilità delle piramidi proposte dovrebbe essere valutata in indagini ad hoc che dovrebbero considerare:
- l'accessibilità in termini di commercializzazione, costi, allevamento, ecc.
- impatto sulle economie locali che dovrebbero soddisfare i bisogni delle popolazioni in crescita
- emissioni di gas a effetto serra delle colture locali rispetto ai prodotti alimentari a lunga percorrenza.
Infine, sono necessari ulteriori studi per valutare la biodisponibilità dei micronutrienti e dei composti bioattivi contenuti negli alimenti identificati. Inoltre, la sicurezza degli alimenti locali con potenziali benefici per la salute potrebbe essere studiata per valutare eventuali effetti collaterali dannosi a lungo termine.
In conclusione, è importante
aumentare la conoscenza globale sui modelli alimentari sani e sostenibili piuttosto che costringere le persone a un cambiamento inutile. La ricerca nutrizionale dovrebbe concentrarsi non solo sulla quantità e sulla frequenza del cibo consumato, ma anche sui
comportamenti culturali, le
condizioni socio-economiche, la
qualità e la
lavorazione degli alimenti. Ciò porterebbe a un forte aumento dell'aderenza alle raccomandazioni nutrizionali con un impatto rilevante sulla salute pubblica e sulla pratica clinica.
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