3/11/2023

Particelle inquinanti ultrafini in casa: anche griglia e phon sotto i riflettori

Science of The Total Environment
Il miglioramento della qualità dell’aria indoor è una questione cruciale per la salute pubblica ed è diventato ancora più importante con la pandemia di Covid-19, durante la quale sono stati imposti ripetuti lockdown e si è prolungata la permanenza nelle abitazioni.

A parte questa specifica situazione, alcuni gruppi di persone particolarmente vulnerabili, come le donne in gravidanza, i bambini piccoli e gli anziani, trascorrono nei paesi industrializzati la maggior parte del loro tempo a casa.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che, in Europa, nel 2012, 117.000 decessi dovuti alle principali malattie non trasmissibili (ad esempio cardiopatia ischemica, ictus, cancro ai polmoni e broncopneumopatia cronica ostruttiva) fossero associati all’inquinamento dell’aria all'interno degli edifici.
 
Tra gli inquinanti atmosferici, le nanoparticelle (<100 nm) hanno sollevato molti interrogativi negli ultimi 20 anni a causa dell’aumento della loro produzione e del loro utilizzo in un gran numero di settori, ad esempio l’agroalimentare, l’edilizia, la medicina e l’elettronica.

Alcune nanoparticelle vengono emesse anche involontariamente da fonti naturali, a causa di erosione, incendi boschivi ed eruzioni vulcaniche, e da fonti antropologiche, ad esempio attraverso la combustione di combustibili fossili e nei processi di lavorazione.

Date queste diverse origini, il termine “nanoparticelle ingegnerizzate” (NP) è comunemente usato per le nanoparticelle prodotte intenzionalmente per scopi commerciali, mentre il termine “particelle ultrafini” (UFP) è usato per quelle emesse involontariamente nell’aria esterna e interna. 

Negli ambienti chiusi, le UFP possono derivare dall’aria esterna o sono emesse direttamente dalle attività domestiche, come cucinare o bruciare la legna.

Sia le particelle ultrafini che le nanoparticelle ingegnerizzate condividono un'elevata reattività superficiale, uno dei ben noti determinanti della tossicità delle nanoparticelle, che causa un'elevata reattività biologica. Infatti, diversi studi tossicologici hanno evidenziato i loro effetti negativi su cellule e tessuti, come stress ossidativo, genotossicità, infiammazione e fibrosi. Inoltre, la loro capacità di attraversare le barriere biologiche solleva interrogativi su possibili danni agli organi (i polmoni), al sistema nervoso centrale (la barriera ematoencefalica) o durante lo sviluppo fetale (barriera placentare).

Negli ultimi anni, sono stati svolti innumerevoli indagini epidemiologiche sull’inquinamento dell’aria outdoor, che hanno dimostrato che l’esposizione alle UFP svolge un ruolo nell’insorgenza di malattie cardiovascolari, malattie respiratorie e cancro. Tuttavia, la maggior parte di questi studi, si basava su metodi per valutare l’esposizione che spesso non erano comparabili o non specifici per determinate UFP.

La mancanza di un metodo armonizzato per misurare le UFP ha portato a campagne di misurazione che utilizzano metodi diversi, producendo dati di esposizione eterogenei. Ciò è stato relativamente ben dimostrato per i luoghi di lavoro. In contesti non professionali, manca uno studio completo sullo stato dei dati di esposizione disponibili, che integrerebbe le revisioni non esaustive esistenti. 

Inoltre, è stato dimostrato che le attività degli occupanti della casa influenzano la qualità dell’aria interna e una conoscenza specifica di queste attività è, quindi, essenziale per una valutazione accurata dell’esposizione alle particelle sottili nell’ambiente interno. 

Inquinamento domestico, una revisione sistematica degli studi

Nel contesto sopra evidenziato, l’obiettivo di uno studio è stato quello di effettuare un’analisi completa e aggiornata dei dati disponibili dell'esposizione al particolato ultrafine correlata alle attività domestiche indoor.

E’ stata condotta una revisione sistematica, secondo le linee guida PRISMA utilizzando PubMed, Web of Science e Scopus fino al 2021 compreso e un'analisi qualitativa e quantitativa degli studi selezionati con un modello standardizzato. Sono state quindi analizzate le circostanze di esposizione, i metodi di misurazione e i risultati e infine è stata eseguita una meta-analisi delle concentrazioni misurate per valutare i livelli di esposizione durante le attività domestiche.

La revisione ha incluso 69 studi (Figura 1 - Diagramma di flusso del processo di selezione nella revisione sistematica).

inquinamento indoor revisione

Situazioni di esposizione e gruppi di attività

Gli studi considerati nella revisione hanno delineato 346 situazioni di esposizione e identificato 9 principali gruppi di attività che coinvolgono più di 50 diversi processi di emissione:
  • la cucina, che è stata la più studiata
  • il fumo
  • l'uso dei deodoranti
  • le pulizie
  • il riscaldamento
  • la cura personale
  • la stampa
  • il fai da te
  • altre attività.
inquinamento indoor esposizione domestica

La figura 2, qui sotto, mostra la distribuzione delle concentrazioni medie, riportate dagli autori per gli studi considerati, per attività domestiche.
inquinamento indoor medie esposizione domestica
Il valore intermedio delle concentrazioni medie e di picco è riportato nella tabella 4, per attività e processo.
Sulla base della media delle concentrazioni medie, la cottura, l’uso di deodoranti per ambienti (in particolare quelli che comportano la combustione) e la pulizia hanno prodotto i livelli di esposizione più alti, superiori a 105 cm−3, mentre il fumo passivo, il riscaldamento e la stampa hanno prodotto i livelli di esposizione più bassi.
inquinamento indoor medie esposizione domestica tab 
È stato osservato un ampio intervallo di concentrazioni medie per ciascuna attività, ad eccezione della pulizia, in base al primo e al terzo quartile. Ciascuna media delle concentrazioni medie superava la concentrazione media da stazioni di fondo urbano stimata a circa 10.000 cm−3.

Sulla base delle concentrazioni del numero di particelle disponibili, la media più alta delle concentrazioni medie era associata alla grigliatura (14.400 × 103 cm-3) e la più bassa alla stufa a legna (18 × 103 cm-3). La media più alta delle concentrazioni di picco era quella relativa all'uso degli asciugacapelli (695 × 103 cm-3) e quella più bassa per l'uso dei purificatori d'aria (11 × 103 cm-3).

Conclusioni

Questa è la prima revisione sistematica specifica per l’esposizione a particelle ultrafini legate alle attività domestiche indoor.
Insieme alle attività e ai processi che emettono UFP, l’esposizione in termini di concentrazione del numero di particelle è stata ben documentata.

Le diverse gamme dimensionali dei dispositivi di misurazione rappresentano una limitazione al confronto rigoroso dei valori misurati. Sono necessari ulteriori studi e permangono sfide per produrre dati rilevanti sull’esposizione, ma le concentrazioni medie riportate possono essere inserite nelle valutazioni dell’esposizione indiretta o utilizzate nei modelli di stima del rischio. Inoltre, la gerarchizzazione delle attività domestiche potrebbe guidare le considerazioni sulla prevenzione futura. 

La revisione contribuisce a una migliore considerazione dell’esposizione alle particelle ultrafini come problema di qualità dell’aria interna nelle valutazioni dell’impatto dell'inquinamento da nano particelle sulla salute.


Per saperne di più:

Indoor exposure to ultrafine particles related to domestic activities: A systematic review and meta-analysis
Audignon-Durand S, Ramalho O, Mandin C, Roudil A, Le Bihan O, Delva F, Lacourt A. Sci Total Environ. 2023 Sep 9;904:166947. doi: 10.1016/j.scitotenv.2023.166947. Epub ahead of print. PMID: 37690752.

Per approfondire:

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