Pochissimi sono gli studi che hanno indagato specificatamente l’
effetto delle vaccinazioni su chi ha
sintomi persistenti dopo la fase acuta dell’infezione, il cosiddetto
Long Covid.
In
Italia è prevista la
vaccinazione delle persone con
pregressa infezione da SARS-Cov2.
Il
Ministero della Salute nella Circolare del marzo 2021
Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un’infezione da SARS-CoV-2 ha precisato che: è possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-SARS-CoV-2 nei soggetti con
pregressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa. Ciò non è da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta.

Uno
studio condotto dai ricercatori dell’Università di Bristol (Uk), pubblicato a marzo ma ancora in
preprint, si è posto l'obiettivo di verificare la
sicurezza del vaccino in persone che hanno
già contratto l’infezione da coronavirus e ha evidenziato un
piccolo miglioramento dei sintomi da Long Covid. Il numero di pazienti coinvolti (44) è considerato troppo piccolo per trarre conclusioni definitive, e potrebbe trattarsi, dopotutto, di una sorta di effetto placebo.

A conferma di ciò, sembra emergere da un’
analisi, ancora
non peer reviewed, condotta dal gruppo di advocacy
LongCovidSOS, insieme alle università inglesi di Exeter e del Kent, su circa
900 persone con Long Covid, che i
vaccini contro il coronavirus non sono associati a un peggioramento dei
sintomi di Long Covid e anzi in alcuni casi potrebbero alleviare questi disturbi.
Alcuni dettagli dello studio
Lo studio nasce per comprendere e esaminare l'impatto dei diversi
vaccini su
14 comuni sintomi di Long Covid.
[NdR. Il
limite che può essere rilevato dagli esperti è essenzialmente dovuto all’utilizzo del sistema di rilevazione dei dati].
Il sondaggio, alla base dello studio, è stato pubblicato
online sul sito web di LongCovidSOS, e condiviso sugli account Twitter e Instagram, sul gruppo di supporto Body Politic Covid-19 e su diversi gruppi Facebook di Long Covid sia nel Regno Unito che all'estero. È stato anche inviato alle persone registrate nella mailing list di LongCovidSOS. Sono state invitate a partecipare le
persone con Long Covid,
CFS (chronic fatigue syndrome),
ME (myalgic encephalomyelitis) o entrambe.
Il sondaggio non è stato limitato solo a coloro che avevano un test PCR/anticorpale positivo, poiché tante persone che hanno contratto il Covid-19 durante l'apice della prima ondata della pandemia all'inizio del 2020, potrebbero non aver avuto la possibilità di essere testate.
Lo studio ha coinvolto
900 partecipanti tra il Regno Unito e altri paesi del mondo. I dettagli riferiti all’età, al sesso e all’etnia sono presentati dettagliatamente nel documento. Sono stati raccolti i dati sulla tipologia del vaccino e sulla data di somministrazione, i riferimenti alla data e alla gravità della malattia iniziale, eventuali condizioni croniche e dati demografici generali.
Oltre a chiedere agli intervistati di fornire una
valutazione del cambiamento complessivo nella loro malattia, sono stati invitati a
valutare ogni sintomo su una scala da 1 a 10 prima del vaccino e dopo ogni dose. La durata dei sintomi auto dichiarati variava da meno di un mese a più di nove.
I principali sintomi
A distanza di almeno una settimana dalla prima somministrazione, il
56,7% dei partecipanti ha riferito
meno sintomi di Long Covid, il
24,6% non ha rilevato
alcun cambiamento e il
18,7% un
peggioramento dei disturbi. Gli intervistati sono stati suddivisi in 6 categorie in base al modello di miglioramento o deterioramento dei loro sintomi.
Tra i
destinatari di tutti i vaccini:
- 11,4% ha riferito che tutti i sintomi sono migliorati, mentre un ulteriore 15,8% ha mostrato che alcuni sono migliorati e altri rimasti invariati
- solo il 2,9% ha indicato che tutti i sintomi erano peggiorati e un ulteriore 3,8% ha presentato deterioramento e nessun cambiamento insieme
- nei restanti partecipanti (42,3%) non c'è stato alcun cambiamento o una situazione mista di miglioramento e peggioramento (23,7%). Quest'ultimo gruppo ha comunque riportato quasi il 20% di miglioramento dei sintomi in generale.
Secondo l’indagine – di cui si deve attendere comunque il peer reviewing – i
vaccini a mRna sono stati associati a un maggiore
miglioramento dei sintomi (Pfizer/BioNTec 24.4%, Moderna 31.0%), rispetto a quello ottenuto con i vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson). In particolare, chi ha ricevuto il vaccino Moderna, ha riferito statisticamente più spesso una riduzione della sintomatologia.
Gli autori dello studio concludono che, poiché
solo 130 persone coinvolte nel sondaggio avevano ricevuto una
seconda dose, questi numeri erano troppo piccoli per giustificare un'analisi statistica, anche se è stato rilevato un lieve netto miglioramento, che ha portato a un ulteriore aumento generale del vantaggio.
Forse i vaccini aiuteranno anche a superare il Long Covid.
Per saperne di più: