Le evidenze della
correlazione tra le
specifiche varianti SARS-CoV-2 e i
sintomi da long COVID sono ancora scarse, ma nuovi dati stanno emergendo a un ritmo veloce.
Una
revisione sistematica confronta la prevalenza dei sintomi di long COVID, in base alle varianti di SARS-CoV-2 nei sopravvissuti a COVID-19.
Sono stati consultati
fino al 25 ottobre 2022, i database MEDLINE, CINAHL, PubMed, EMBASE e Web of Science, nonché i server di prestampa medRxiv e bioRxiv,
Sono stati inclusi gli studi caso-controllo e di coorte che analizzano la presenza di
sintomi post-COVID che compaiono
dopo un’infezione da SARS-CoV-2 da
varianti Alpha (B.1.1.7),
Delta (B.1.617.2) o
Omicron (B.1.1.529/BA.1).
La qualità metodologica è stata valutata utilizzando la scala Newcastle-Ottawa.
Dei 430 studi identificati, 5 studi sottoposti a revisione paritaria e 1 preprint soddisfacevano i criteri di inclusione.
Il campione comprendeva
355 pazienti infetti dalla
variante che ha avuto origine a Wuhan,
512 infetti dalla variante
Alpha,
41.563 da
Delta e
57.616 infetti da
Omicron. La qualità metodologica di tutti gli studi era elevata.
La
prevalenza di long COVID era
più alta negli individui infetti dalla
variante originaria (50%) rispetto a quelli infetti dalle varianti Alpha, Delta o Omicron.
Sembra che la
prevalenza di long COVID negli individui infetti da
Omicron sia
la più bassa, ma i dati attuali sono eterogenei e i dati a lungo termine hanno, in questa fase, un follow-up ovviamente più breve rispetto alle varianti precedenti.
La
tabella 2 mostra i dati provenienti dagli
studi che hanno indagato i
sintomi di long COVID secondo le
varianti di SARS-CoV-2.
La
fatica è il
sintomo più diffuso del long COVID
in tutte le varianti SARS-CoV-2, ma anche il
dolore è
prevalente.
I dati disponibili suggeriscono che l'infezione con la
variante Omicron si traduce in un
minor numero di sintomi rispetto alle varianti precedenti; tuttavia, i risultati dovrebbero essere considerati con cautela per l'esiguo numero di studi e la mancanza del controllo dei
fattori confondenti, ad esempio
reinfezioni o
stato vaccinale.
Sembra, inoltre, che le persone infette dalla
variante storica abbiano maggiori probabilità di sviluppare la sintomatologia da long COVID.
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