invecchiamento in salute
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Testo Fonte: www.thelancet.com
Lo studio recentemente pubblicato su The Lancet  introduce una “metrica” nuova per misurare l'invecchiamento, che considera non solo la longevità ma anche lo stato di salute e la gravità delle malattie.
I governi di tutto il mondo si stanno preoccupando di introdurre politiche che affrontano il problema dell'invecchiamento della popolazione. Se la maggiore longevità è un'opportunità o una minaccia per la stabilità delle società, dipende in gran parte dalla presenza nell’invecchiamento di problemi di salute, come la perdita progressiva dell’integrità fisica, mentale e cognitiva, che portano a funzioni compromesse e aumentano la vulnerabilità, la morbilità e la mortalità. È quindi cruciale valutare come l'invecchiamento e il carico di malattie legate all'età si verifica nella popolazione.

Nella letteratura esistente, ci sono due principali approcci per misurare l'invecchiamento:

  • Il primo e il più comune, considera lo spostamento nella distribuzione dell'età della popolazione verso un’età avanzata, l’aumento dell'età media della popolazione e dell'aspettativa di vita, i cambiamenti nel rapporto tra anziani e gruppi in età lavorativa.
  • Il secondo focalizza l’attenzione nella misurazione dello stato funzionale delle popolazioni più anziane, utilizzando misure oggettive come biomarcatori, fragilità, e funzionamento cognitivo o misure soggettive come la salute autoproclamata e le limitazioni delle attività nella vita quotidiana.

Lo studio Measuring population ageing: an analysis of the Global Burden of Disease Study 2017, recentemente pubblicato, mira a colmare il divario tra le esistenti misure di invecchiamento a livello di popolazione e a livello individuale, introducendo una “metrica” che considera non solo la longevità ma anche lo stato di salute e la gravità delle malattie.  Utilizzando il Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study 2017, gli autori hanno quindi sviluppato una “metrica” che riflette la morbilità e la mortalità relative all’età, a livello di popolazione. Innanzitutto, hanno identificato una serie di malattie legate all'età, definite come malattie con tassi di incidenza tra la popolazione adulta in crescita "quadratica" con l'età, ed hanno misurato il loro onere, definito come la somma di queste malattie nel DALY (disability-adjusted life-years ) tra gli adulti.

In secondo luogo, hanno stimato il peso sanitario correlato e standardizzato per età, in 195 paesi tra il 1990 e il 2017. Usando la popolazione globale di 65 anni come popolazione di riferimento, è stata calcolata l'età equivalente in termini del carico di malattia correlato all’età, per tutti i paesi. E’ stato quindi analizzato come, con un'analisi di “decomposizione”, i cambiamenti nel carico relativo all’età durante il periodo di studio, si riferiscono a diversi fattori.

Lo studio descrive infine come, paesi con livelli simili del carico sanitario relativo all’età, hanno sperimentato differenti modi d’insorgenza.

Questo nuovo sistema di misurazione porta a considerare non solo l'età cronologica, ma anche lo stato di salute e gravità delle malattie delle popolazioni anziane. I risultati dello studio potrebbero fornire input nel processo decisionale identificando fattori chiave di variazione del carico, a livello di salute, dell’invecchiamento e delle risorse necessarie per affrontare questo onere.

Per saperne di più:

quadratino Measuring population ageing: an analysis of the Global Burden of Disease Study 2017
Chang AY, Skirbekk VF, Tyrovolas S, Kassebaum NJ, Dieleman JL.
Lancet Public Health. 2019 Mar;4(3):e159-e167. doi: 10.1016/S2468-2667(19)30019-2.

Open Access
 
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La sezione articoli di interesse, curata dal dott. Tonelli, è nata con lo scopo di segnalare agli "addetti ai lavori" gli articoli di maggior interesse pubblicati nelle principali riviste scientifiche di settore. Bastano pochi minuti per scorrere le segnalazioni, avere una “panoramica” generale e trarne l’input giusto per leggere poi solo quello che è davvero prioritario per il lavoro di ciascuno. Consultatela con assiduità!
Siamo tutti “divisi” tra la voglia di aggiornarsi sulle novità nei vari argomenti d’interesse e il poco tempo che possiamo dedicare allo scopo: consapevoli dell'importanza e magari con una reale “voglia”, è comunque sempre più complicato trovare uno spazio, fra le molteplici attività quotidiane, per rimanere aggiornati.

La sezione articoli di interesse sul portale NBST, curata dal dottor Tonelli, direttore sanitario della Misericordia di Sesto Fiorentino, è nata proprio con questo scopo: segnalare agli "addetti ai lavori" gli articoli di maggior interesse pubblicati nelle principali riviste scientifiche di settore. Bastano davvero pochi minuti per scorrere le segnalazioni, avere una “panoramica” generale e trarne l’input giusto per leggere poi quello che veramente è prioritario conoscere per il proprio lavoro.

Con queste righe vogliamo dunque darvi una "spinta leggera" (si parla tanto di nudge) a consultare regolarmente e con assiduità la sezione articoli di interesse del portale NBST, cogliendo l'occasione per ringraziare ancora una volta il dott. Tonelli per l'utilissimo servizio svolto!

Vi anticipiamo inoltre che agli articoli di maggiore rilevanza scientifica sarà dato d'ora in poi più risalto con la pubblicazione di brevi news ad hoc, che richiameranno l'attenzione sugli argomenti più importanti.


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Testo Fonte: www.journals.elsevier.com/american-heart-journal
Si parla solitamente di statine come “classe” di farmaci, ma ci sono differenze tra i vari tipi nella prevenzione primaria?
E’ stato recentemente pubblicato uno studio che cerca di rispondere a questo quesito.
Si parla solitamente di statine come “classe” di farmaci, ma ci sono differenze tra i vari tipi nella prevenzione primaria? E’ stato recentemente pubblicato uno studio che cerca di rispondere a questo quesito.

L'uso delle statine per prevenire la ricorrenza di eventi coronarici e vascolari in pazienti con patologie cardiovascolari note è poco contestata. Continua invece il dibattito sul ruolo delle statine nella prevenzione primaria. Mentre alcuni, inclusi gli autori delle più rilevanti linee guida, vedono nelle statine un grande potenziale per ridurre il carico di CVD e ne raccomandano l’utilizzo per tutta la vita a milioni di individui sani, altri sostengono che non vi sono evidenze sufficienti.

Le attuali linee guida hanno utilizzato i risultati di revisioni sistematiche e meta-analisi, che presentano limitazioni. Innanzitutto, alcuni delle precedenti meta-analisi riportato l'effetto di statine solo per esiti compositi. Questo approccio è problematico quando le statine hanno effetti opposti per alcuni esiti, o se le dimensioni dell'effetto sui diversi risultati variano in modo sostanziale. In secondo luogo, alcune revisioni sistematiche hanno valutato le statine come “classe”, e questo può oscurare l'efficacia e le differenze di sicurezza tra le statine. In terzo luogo, alcune delle revisioni esaminano congiuntamente i dati di chi utilizza le statine, sia per la prevenzione primaria che per la secondaria, sebbene gli effetti potrebbero differire anche in base alle basse dosi spesso utilizzate per la prevenzione primaria.

Gli autori hanno effettuato una revisione sistematica completa, una meta-analisi e una “meta-analisi di rete” dei trial (RCT) esistenti, al fine di stimare l'efficacia e la sicurezza nella prevenzione primaria di CVD delle statine, come “classe” e delle “singole statine”.

Nelle meta-analisi a coppie, le statine come classe hanno mostrato riduzioni del rischio statisticamente significative per infarto del miocardio non fatale (rapporto rischio [RR] 0,62, IC 95% 0,53-0,72), mortalità per CVD (RR 0,80, 0,71-0,91), mortalità per tutte le cause (RR 0,89, 0,85-0,93), ictus non fatale (RR 0,83, 0,75-0,92), angina instabile (RR 0,75, 0,63-0,91) e eventi cardiovascolari maggiori compositi (RR 0,74, 0,67-0,81).
Le statine hanno aumentato rischi relativi e assoluti statisticamente significativi per la miopatia (RR 1.08, 1.01-1.15; Differenza nel rischio [RD] 13, 2-24 per 10,000 person-years), disfunzione renale (RR 1.12, 1.00-1.26; RD 16, 0-36 per 10.000 person-years) e disfunzione epatica (RR 1.16, 1.02-1.31; RD 8, 1-16 per 10.000 person-years).

Le meta-analisi di rete a “livello di farmaco” hanno dimostrato che atorvastatina e rosuvastatina erano più efficaci nel ridurre gli eventi CVD mentre l'atorvastatina sembrava avere il miglior profilo di sicurezza.

Concludendo, gli autori asseriscono che tutte le statine hanno mostrato una riduzione statisticamente significativa del rischio di CVD e di mortalità per tutte le cause nelle popolazioni che le utilizzano per prevenzione primaria, aumentando però il rischio per alcuni effetti avversi (harm). Tuttavia, il profilo beneficio-danno differiva dal tipo di statina. È quindi necessaria una valutazione quantitativa del rapporto beneficio/danno poiché le meta-analisi da sole non sono sufficienti a stabilire se le statine forniscono un beneficio netto.

Per saperne di più:

quadratino Comparative effectiveness and safety of statins as a class and of specific statins for primary prevention of cardiovascular disease: A systematic review, meta-analysis, and network meta-analysis of randomized trials with 94,283 participants.
Yebyo HG, Aschmann HE, Kaufmann M, Puhan MA.
Am Heart J. 2019 Jan 10;210:18-28. doi: 10.1016/j.ahj.2018.12.007. [Epub ahead of print] Review

NBST non ha attualmente accesso allo studio
 
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Nell’immaginario collettivo, i prodotti a base di talco sono i primi “presidi” non sanitari utilizzati per igiene, anche nei bambini: diventa quindi importante fare il punto della situazione. Ma in Europa il talco è molto controllato e la sua tracciabilità assicurata.
Nell’immaginario collettivo, i prodotti a base di talco sono i primi “presidi” non sanitari utilizzati per igiene e cura di piccoli problemi, anche nei bambini: diventa quindi importante fare il punto della situazione.
 
Occorre prima di tutto specificare che in Europa il talco è molto controllato e la sua tracciabilità assicurata, in modo tale che ci sia la sicurezza dell'assenza di amianto.

Un articolo pubblicato da BMJ Johnson & Johnson knew for decades talcum powder contained asbestos, reports allege delinea la polemica in corso negli USA e la posizione della società che nega ogni addebito.


Un altro articolo della International Agency for Research on Cancer (IARC) Fare uso di talco aumenta il rischio di ammalarsi di cancro dell’ovaio? cerca invece di fare il punto della situazione, evitando ingiustificati allarmismi e riporta dall’inizio la “storia” di un possibile collegamento tra l’utilizzo del talco e l’insorgenza di tumori ovarici.
  • Nel 2016, la sentenza di un tribunale americano aveva condannato una delle più note aziende di prodotti di igiene a pagare un risarcimento di ben 72 milioni di dollari alla famiglia della signora Jackie Fox, morta di tumore ovarico: l'azienda era stata ritenuta responsabile di non aver adeguatamente informato i consumatori sul fatto che l'uso prolungato di prodotti per l'igiene a base di talco (in particolare se usato a livello inguinale) comporterebbe un aumento del rischio di tumore dell'ovaio.
  • La sentenza è stata ribaltata nel 2017 per problemi legati a specifiche competenze giuridiche. La stessa azienda è stata “portata in giudizio” anche per un altro caso analogo: anche questa volta è stata condannata, ma la sentenza è stata poi “modificata” con una motivazione differente da quella usata per Jackie Fox: la ragione del nuovo verdetto è stata la mancanza di prove sufficienti a dimostrare un legame tra l’uso di talco e il tumore.
L’articolo della AIRC riporta anche precisi riferimenti a studi scientifici e soprattutto segnala che, alla luce dei dati disponibili, la IARC che fa capo all'Organizzazione mondiale della sanità:
  • classifica il talco contaminato da amianto (minerale già noto per essere all'origine del mesotelioma pleurico) come carcinogeno per gli esseri umani, ma è rassicurante sapere che la causa della cancerogenicità è l'amianto e non il talco, e che tale prodotto non è più in commercio da molti anni;
  • sulla base della mancanza di dati provenienti da studi condotti con esseri umani e della limitata quantità di dati provenienti in studi condotti con gli animali, considera il talco non contaminato da amianto come non classificabile tra i carcinogeni umani;
  • sulla base della scarsa qualità di prove ottenute in studi con esseri umani che hanno collegato il cancro ovarico all'uso di talco, la IARC considera solo l'uso del talco a livello perineale (cioè genitale o intravaginale) come possibile carcinogeno per l'uomo (gruppo 2B).

Nel sito di Health Canada è stato comunque pubblicato tra i “Richiami e avvisi di sicurezza” un comunicato Talc - Potential Risk of Lung Effects and Ovarian Cancer rivolto agli operatori sanitari tra cui farmacisti, infermieri, pediatri e medici di famiglia, in cui si legge:
  • respirare la polvere di talco sciolto può causare effetti polmonari, come tosse, problemi di respirazione, diminuzione della funzionalità polmonare, fibrosi
  • l'esposizione della zona perineale dall'uso di determinati prodotti contenenti talco è una possibile causa di cancro ovarico.

Il 5 dicembre 2018 è stata pubblicata, sul sito web di Health Canada, la bozza di un rapporto di valutazione sui rischi connessi all’utilizzo del talco Draft screening assessment talc (Mg3H2(SiO3)4).
Questa bozza si concentra sulla sicurezza del talco nei prodotti di auto-cura come cosmetici, prodotti naturali per la salute e farmaci non soggetti a prescrizione (es. prodotti per bambini, per il corpo, cipria, creme nei pannolini contro gli arrossamenti, antitraspiranti e deodoranti per il corpo).

La bozza non ha identificato rischi per la salute umana dovuti all'esposizione orale al talco (ad es. esposizione orale da preparati a base di compresse), ad altre esposizioni cutanee (non perineale) o esposizioni per inalazione da prodotti in polvere di talco pressato.


Gli operatori sanitari canadesi sono invitati a ricordare ai pazienti di:

  • evitare di inalare polveri di talco sciolto
  • evitare l'esposizione genitale femminile a prodotti contenenti talco
  • mantenere la polvere lontana dal viso di un bambino per evitare l'inalazione
  • controllare le etichette dei prodotti per talco e scegliere alternative senza talco.

Gli operatori sanitari sono inoltre invitati a commentare la bozza di valutazione durante il periodo di 60 giorni.
 Se la valutazione finale dello screening confermasse che il talco è dannoso per la salute umana, il governo prenderà in considerazione vari strumenti per gestire il rischio.

Ed ora aspettiamo la pubblicazione delle conclusioni….




immagine: by Adrien Olichon on Unsplash