Anche
Achille, eroe della mitologia greca ed eroe leggendario della guerra di Troia, non era invulnerabile. In varie leggende viene proposto come un
semidio, e viene raccontato che Teti, quando Achille nacque, lo immerse nel fiume Stige, per renderlo invulnerabile, tenendolo per un
tallone: il bambino divenne così invincibile ad eccezione di quel punto, che non era stato immerso [riflessioni del redattore].
Nessuno ha inizialmente valutato che alcuni degli
eroi della pandemia potessero “capitolare” nel tempo. La loro
tenacia non era solo motivata dal giuramento di Ippocrate o dal semplice rispetto del senso del dovere, ma da una profonda
generosità verso gli altri. Paradossalmente Il vero
punto debole (il tallone di Achille) è stato forse il troppo
altruismo, che ha determinato in loro, di fronte a chi aveva bisogno di loro, l’incapacità di riuscire a non agire al di sopra delle proprie forze.
A distanza di tempo, presentano ora gli
effetti di essersi trovati in
situazioni di emergenza, responsabilità, stress… e di essere stati sempre comunque presenti.
Lo studio HEROES
Come Epicentro, sito web dell'ISS, descriveva già nel 2020, anno in cui è stato formalizzato il protocollo dello
studio HEROES (The COVID-19 HEalth caRe wOrkErS study) ha
come obiettivi:
- mettere in risalto le difficoltà e i problemi incontrati dagli operatori sanitari durante l’epidemia da COVID-19
- supportare il loro ruolo
- produrre risultati che possano indirizzare azioni e politiche di sostegno rivolte agli operatori stessi e alla riorganizzazione dei servizi.
Lo studio si fonda su una
rete collaborativa iniziale di circa 30 paesi (tra cui l’Italia), distribuiti in 5 continenti. Tra i promotori dello studio figura la
Pan American Health Organization (PAHO-WHO), sezione americana dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la
sede centrale dell’OMS a Ginevra, che promuove la ricerca fra i Centri collaborativi in tutto il mondo. I dati internazionali saranno elaborati sotto la supervisione della Mailman School of Public Health della Columbia University di New York.
Lo studio vuol
raccogliere le esperienze di tutti i lavoratori dei servizi sanitari, sia medici e altri professionisti della salute, sia personale amministrativo che addetti alle pulizie, volontari del trasporto dei pazienti, ecc.
A tutti i partecipanti è chiesto di
rispondere a un questionario implementato su una piattaforma web che richiede circa 15 minuti per la compilazione.
Il
reclutamento avviene con una doppia metodologia, dall’alto (con il coinvolgimento dei vertici sindacali, degli ordini delle professioni e di referenti di specifiche strutture) e dal basso con reclutamento individuale di singoli operatori. (NdR. La scadenza per partecipare era inizialmente il 30 giugno 2020).
La salute mentale valutata nello studio HEROES
Un
articolo recentemente pubblicato riassume e dettaglia il protocollo di studio HEROES e riporta i
primi risultati.
Gli autori evidenziano che i rapporti preliminari specifici per paese, suggeriscono che la pandemia di COVID-19 ha avuto un
impatto negativo sulla salute mentale del personale sanitario.
Tra gli studi citati viene riportato anche, ad esempio, l'
indagine condotta in un ospedale del Veneto, in Italia, una delle zone più colpite d'Europa, la metà del personale sanitario ha mostrato sintomi di ansia clinicamente rilevanti e 26% sintomi di depressione almeno moderata.
Ad
agosto 2021, i partecipanti allo studio erano circa
34.000 operatori sanitari ed è stata effettuata una caratterizzazione generale dei campioni reclutati per variabili sociodemografiche e lavorative. La maggior parte dei paesi partecipanti ha identificato
diversi tipi di strutture sanitarie in cui poter raggiungere tassi di risposta accettabili.
La
mappa (clicca e apri l'immagine più grande) sotto mostra i paesi coinvolti nell’indagine: dei
26 paesi partecipanti allo studio, 22 stanno raccogliendo i dati e 2 prevedono di iniziare a breve.

La
tabella 2 (clicca e apri la tabella più grande) dello studio riporta gli
elementi inclusi nel questionario on line.

Attraverso questa iniziativa globale, potranno essere
identificati i gruppi vulnerabili tra gli operatori sanitari, e i
fattori chiave (ad es. variabili demografiche, situazione familiare, esposizione a COVID-19, condizioni di lavoro, anni di formazione), che aumentano il rischio di sviluppare problemi di salute mentale nel tempo.
Potranno di conseguenza essere
predisposte linee guida e interventi specifici per i gruppi più vulnerabili.
I risultati sui
“determinanti” delle variabili di salute mentale durante la pandemia di COVID-19 sono essenziali per migliorare la risposta e proteggere gli operatori sanitari in futuro durante crisi di simile natura.
I risultati di una revisione della letteratura
Una
revisione, recentemente pubblicata, mirava a conoscere i
tassi di prevalenza e di incidenza delle
condizioni di salute mentale negli operatori sanitari durante e dopo la pandemia e quali fattori avessero influenzato i tassi.
Uno dei limiti dello studio è il periodo di pubblicazione degli studi considerati:
solo sino al 31 marzo 2020.
Sono stati inclusi solo i
tassi di prevalenza o di incidenza per le condizioni di salute mentale rilevati da
strumenti convalidati. La selezione degli studi, l'estrazione dei dati e la valutazione della qualità sono state effettuate da due revisori.
Sono state prodotte meta-analisi e analisi per:
- periodo pandemico (pre e post)
- età
- reddito del paese
- paese
- contesto clinico per il disturbo di depressione maggiore (MDD), il disturbo d'ansia e il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Non sono stati trovati
studi di incidenza.
Le stime di prevalenza hanno mostrato che le
condizioni di salute mentale più comuni erano:
- disturbo da stress post-traumatico - PTSD (21,7%)
- disturbo d'ansia (16,1%)
- major depression disorder - MDD (13,4%)
- disturbo acuto da stress (7,4%) (basso rischio di bias).
Per i sintomi di queste condizioni c'era una
variazione sostanziale nelle stime di prevalenza per la
depressione (intervallo di confidenza 95% [CI]: 31,8%; 60,5%), ansia (IC 95%: 34,2%; 57,7%) e
sintomi da PTSD (IC 95%,21,4%; 65,4%) (rischio moderato di bias).
Età, livello di
esposizione (al rischio di infezione) e
tipo di operatore sanitario sono stati identificati come importanti fattori di moderazione.
Identificare il punto debole (il tallone di Achille) e “proteggerlo”
Gli autori della revisione (vedi sopra) sottolineano tra le conclusioni che gli
operatori sanitari rimangono centrali in qualsiasi strategia di risposta all'attuale pandemia, con politiche incentrate sulla
gestione degli effetti della pandemia sui servizi sanitari, già sotto pressione. Nonostante la loro importanza, molti operatori sanitari stanno vivendo
problemi psicologici durante l'emergenza COVID-19 (es. PTSD, disturbi d'ansia e MDD), che sono simili alle precedenti pandemie.
Ciò pone l'onere sui fornitori di assistenza sanitaria di garantire piani adeguati per
prevenire, diagnosticare e gestire eventuali condizioni di salute mentale, che si verifichino a breve e lungo termine. Sebbene sia evidente che alcuni operatori sanitari possono essere maggiormente a rischio, ulteriori ricerche aiuterebbero a chiarire chi sono e quali interventi dovrebbero essere messi in atto.
Prendersi cura di chi cura: la guida dell'OMS
L'Organizzazione Mondiale della Sanità inizia il
documento affermando che anche gli
operatori sanitari, il cui scopo principale è quello di migliorare la salute delle persone, possono
soffrire di problemi di salute a causa del loro lavoro. I programmi per la salute e la sicurezza sul lavoro mirano a prevenire malattie e infortuni derivanti, collegati o verificatisi nel corso del lavoro.
Fornire
luoghi di lavoro sani e sicuri nel settore sanitario contribuisce a migliorare:
- la qualità e la sicurezza dell'assistenza ai pazienti
- il mantenimento degli operatori sanitari
- la sostenibilità ambientale.
La protezione della salute e della sicurezza degli operatori sanitari dovrebbe far parte del core business del settore sanitario, per non causare danni ai pazienti e ai lavoratori.
La guida fornisce una
panoramica degli elementi necessari dei
programmi di salute e sicurezza sul lavoro a livello nazionale, subnazionale e nelle strutture, nonché
consigli per lo sviluppo e l'attuazione di tali programmi con la partecipazione di rappresentanti delle organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori, nonché di altri rilevanti stakeholder.
I programmi per la salute e la sicurezza sul lavoro degli operatori sanitari dovrebbero essere formulati, attuati, monitorati, valutati e periodicamente riesaminati in consultazione con i datori di lavoro, i lavoratori e i loro rappresentanti.
Per saperne di più:
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ISS. Epicentro. Impatto del COVID-19 sugli operatori sanitari: lo studio HEROES (giugno 2020)
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The impact of the COVID-19 pandemic on the mental health of healthcare workers: study protocol for the COVID-19 HEalth caRe wOrkErS (HEROES) study Mascayano F, van der Ven E, Moro MF, et al.; HEROES group. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol. 2022 Jan 22:1–13. doi: 10.1007/s00127-021-02211-9. Epub ahead of print. PMID: 35064280; PMCID: PMC8782684.
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The prevalence of mental health conditions in healthcare workers during and after a pandemic: Systematic review and meta-analysis. Hill JE, Harris C, Danielle L C, Boland P, Doherty AJ, Benedetto V, Gita BE, Clegg AJ. J Adv Nurs. 2022 Feb 12. doi: 10.1111/jan.15175. Epub ahead of print. PMID: 35150151.
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WHO. Caring for those who care: Guide for the development and implementation of occupational health and safety programmes for health workers (21 february 2022) |
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