L'
aborto è una delle procedure sanitarie a cui le donne ricorrono
in Europa con una
frequenza che varia da 6,4/1000 donne di età compresa tra 15 e 44 anni in Svizzera a 19,2/1000 in Svezia.
È probabile che la necessità di ricorrervi sia aumentata sulla scia della
pandemia COVID-19, a causa delle
incertezze economiche, della maggiore
esposizione alla violenza sessuale e dell'
accesso limitato alla contraccezione.
Nel periodo della pandemia, come ci fanno notate gli autori di
Abortion regulation in Europe in the era of COVID-19: a spectrum of policy responses, le politiche adottate dai singoli Stati per le interruzioni di gravidanza sono state molto diversificate. Gli autori hanno richiesto informazioni a
47 esperti di 39 paesi/regioni tra il 21 aprile e il 14 maggio 2020, al fine di esaminare come i paesi europei (con l’aggiunta della Georgia) avessero adottato
politiche specifiche sull'aborto durante COVID-19. Le informazioni sono state ricercate in altra documentazione per quelli Stati che non hanno partecipato attivamente all’indagine.
Gli esperti intervistati erano operatori sanitari o di sanità pubblica, coinvolti in attività legate all'aborto e all’assistenza clinica. Sono stati invitati a condividere queste informazioni tramite un questionario.
I Paesi oggetto dello studio sono quelli considerati appartenenti alla “Regione Europea”, come definiti dal
geoschema delle Nazioni Unite. Immagine ripresa da:
Wikipedia. Nazioni Unite

Coronavirus e interruzione volontaria di gravidanza: come cambiano le politiche dei vari stati europei
- Gli aborti sono stati vietati in 6 paesi/regioni se non per ragioni mediche (Andorra, Liechtenstein, Malta, Monaco, San Marino e Polonia) e sospesi in uno (Ungheria)
- L’accesso all’interruzione di gravidanza per via chirurgica è stato limitato notevolmente in 12 paesi europei e negato del tutto alle donne con i sintomi di infezione da Covid-19 in 11 paesi (Paesi Bassi, Belgio, Germania, Islanda, Lettonia, Lussemburgo, Montenegro, Slovenia, Inghilterra, Galles e Scozia)
- Nessun paese ha preso in considerazione la possibilità di ampliare i limiti dell’età gestazionale per consentire, a causa dell’emergenza sanitaria, l’aborto anche oltre i tempi previsti dalle proprie leggi
- Solo 13 paesi hanno garantito le consultazioni con i medici utilizzando la tecnologia da remoto (Belgio, Estonia, Irlanda, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Svizzera, Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord)
- Sette paesi hanno utilizzato la telemedicina per assistere le donne nel momento dell’aborto farmacologico domiciliare. In Danimarca e in Svezia questa possibilità esisteva già prima della pandemia e altri cinque paesi la hanno adottata (Inghilterra, Galles, Scozia, Francia e Irlanda)
- Otto paesi hanno fornito l'aborto medico domiciliare con mifepristone (RU486) e misoprostolo oltre le 9 settimane (fino a 11 settimane + 6 giorni), mentre 13 paesi lo hanno fatto fino a 9 settimane
- Il ritiro del farmaco mifepristone prescritto in farmacia era consentito in due paesi: Danimarca, dove era consentito anche prima del COVID-19 e Francia, dove prima non lo era. E’ da notare che questi farmaci potrebbero essere consegnati per posta in Inghilterra, Galles, Scozia e Georgia o consegnati a domicilio in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda.
Potremmo dire che, in pratica, dove era difficile abortire prima è diventato ancora più difficile, dove le donne erano già ben assistite, sono stati potenziati i servizi alternativi, la telemedicina e l’assistenza domiciliare.
Interruzione volontaria di gravidanza e aborto farmacologico durante la pandemia in Italia e Toscana
L’attuale
situazione italiana non emerge nei dati dell’indagine sopra riportati.
Nell'articolo
Italia: Covid-19 aggrava gli ostacoli all'aborto legale (consultabile online) si descriveva a luglio la situazione venutasi a creare per chi avesse voluto ricorrere all’interruzione di gravidanza, asserendo che il
governo italiano non aveva considerato
immediatamente l'aborto come un servizio sanitario essenziale durante la pandemia. Infatti il Ministero della Salute aveva chiarito solo il 30 marzo che i
servizi relativi all'interruzione di gravidanza sono indifferibili, ma ospedali e cliniche non hanno sempre seguito questa indicazione.
Nel corso di alcune interviste, Human Rights Watch ha rilevato che la mancanza di informazioni sui servizi disponibili durante la crisi Covid-19, ha ulteriormente reso problematico l'accesso all’aborto. L’articolo pone l’accento anche su altre problematiche collegate alla pandemia e indirettamente causa della difficoltà nell’interruzione di gravidanza, come la
restrizione e i controlli negli spostamenti.
Di fondamentale importanza, soprattutto in questo periodo di pandemia, è sicuramente la possibilità di utilizzo dell’
aborto farmacologico.
Il Ministero della Salute il 12 agosto 2020 ha emanato una
circolare di aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine. Le nuove Linee di indirizzo, che aggiornano quelle del 24 giugno 2010, sono passate al vaglio del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) che il 4 agosto scorso ha espresso parere favorevole al ricorso all’
interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico con le seguenti modalità:
- fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale
- presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day hospital.
Successivamente al parere del CSS, l'Agenzia Italiana del Farmaco il 12 agosto ha emanato la
Determina n. 865 Modifica delle modalità di impiego del Medicinale Mifegyne a base di mifepristone (RU486).
In Toscana già a giugno con la
Delibera di Giunta regionale n. 827/2020 è stato approvato un
protocollo dedicato alla IVG farmacologica per garantire sul territorio regionale l’offerta della IVG farmacologica anche presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla Regione nel pieno rispetto di quanto previsto dall’art. 8 della L. 194/1978. La delibera prevede pertanto l’offerta della IVG farmacologica
anche come prestazione di tipo ambulatoriale integrando il Nomenclatore tariffario regionale delle prestazioni specialistiche ambulatoriali.
Nel
Documento clinico operativo per l’attuazione del Protocollo per l’Interruzione Volontaria di Gravidanza farmacologica redatto dall'Organismo Toscano per il Governo Clinico - OTGC, è riportata anche un’immagine di sintesi del percorso.
Per saperne di più:
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