Obiettivo di una
recente revisione è stato concentrare l’attenzione sul
ruolo dell'assunzione di nutrienti durante le diverse
fasi della malattia COVID-19.
Durante la pandemia è emersa la necessità di mantenere un
corretto apporto di nutrienti per supportare i pazienti molto indeboliti nel superamento della malattia.
La letteratura disponibile sull'assunzione di nutrienti si concentra principalmente sulla
prevenzione, ma la corretta
assunzione di micro e/o macronutrienti può essere utile infatti sia per prevenire l'infezione che per
supportare la risposta immunitaria sia durante il COVID-19, sia nella fase post-acuta, cioè nel "long COVID".
È stata realizzata una
ricerca online su PubMed e Scopus dall'inizio della pandemia di COVID-19 al gennaio 2022 di tutte le pubblicazioni scientifiche (case report, lettere ai redattori, recensioni, ricerche originali) incentrate su SARS-CoV-2.
Le
parole chiave di ricerca sono state: COVID-19, nutrienti, integratori alimentari, SARS-CoV-2, long COVID, sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), infiammazione, sistema immunitario.
L'indagine online è stata condotta attraverso un'analisi sistematica e una valutazione critica degli studi raccolti, considerando gli studi di maggior valore nelle migliori riviste.
Sono stati analizzati solo gli articoli che riportavano le
associazioni tra nutrienti e COVID-19 nell'uomo ed esclusi quelli non pubblicati in inglese, gli articoli con un breve commento, brevi note o risultati incompleti.
I risultati della ricerca sono stati sottoposti da parte di tutti gli autori a screening per criteri di inclusione ed esclusione. Poiché l'argomento è molto innovativo, tutti i lavori trovati sono molto recenti e alcuni studi potrebbero rimanere incompleti.
I giusti nutrienti in ogni fase di COVID-19
La revisione è suddivisa in tre sezioni:
- nutrienti nella prevenzione di COVID-19
- nutrienti nel trattamento di COVID-19
- nutrienti post COVID-19
In ogni sezione vengono specificate le caratteristiche e le funzionalità di ognuno degli elementi, con l’indicazione degli studi di riferimento.
Nutrienti per prevenire COVID-19
Durante la pandemia, le persone si sono fidate delle indicazioni di web e social media sull'uso di
sostanze e integratori naturali, come agenti miracolosi nella prevenzione e nel trattamento del COVID-19.
Alcune di queste sostanze sono in effetti già conosciute come
potenziatori del sistema immunitario. Molte vitamine, comprese le
vitamine A, B6, B12, C, D, E e
folati, nonché oligoelementi, tra cui
zinco, ferro, selenio, magnesio e
rame, sono molto utili nel supportare l'immunità sia innata che adattativa. Le carenze di queste sostanze influiscono negativamente sull'attivazione del sistema immunitario nelle infezioni.
La maggior parte di questi
micronutrienti sono inclusi nel
registro UE delle indicazioni nutrizionali e sulla salute, poiché svolgono un ruolo nel funzionamento del sistema immunitario.
Vari autori raccomandano l'uso precoce di sostanze, come
zinco, selenio e vitamina D, così come altri micronutrienti, per aumentare la resistenza al COVID-19. Questo dovrebbe essere fatto soprattutto nelle aree a più alto rischio di sviluppare COVID-19 e il prima possibile in caso di sospette infezioni.
L'
OMS ha ribadito durante la pandemia le indicazioni per una
corretta alimentazione basate sulle linee guida già note, che raccomandano una dieta mediterranea, con un consumo prevalente di alimenti freschi e non trasformati e di verdure, sconsigliando invece l'uso di zuccheri e grassi saturi e una quantità eccessiva di sale.
In letteratura sono numerosi gli studi che evidenziano l'importante ruolo della
nutrizione nel corretto funzionamento della risposta immunitaria (vedi figura sopra).
A volte una
corretta alimentazione può essere sufficiente per garantire il
corretto apporto dei micro e macronutrienti suggeriti nello studio.
Tuttavia, per alcuni di essi, come la
vitamina D, la dieta da sola non può aumentare le concentrazioni sieriche di 25 (OH) D per fornire una protezione ottimale da SARS-CoV-2.
Inoltre, dovrebbero essere condotti ulteriori studi randomizzati con una somministrazione precoce di alte dosi di vitamina D dopo l'insorgenza di COVID-19, al fine di identificare il momento giusto per iniziare la somministrazione per ottenere un'efficacia significativa.
Trattamento della malattia COVID-19 con il supporto di alcuni nutrienti specifici
I
pazienti con COVID-19, in particolare quelli ospedalizzati, mostrano
forti conseguenze, come ipermetabolismo e catabolismo muscolare, a causa di una marcata infiammazione sistemica, con una riduzione dell'assunzione di cibo e quindi di malnutrizione.
Alcuni dati hanno dimostrato che la
mancanza di alcuni
minerali e vitamine ha un
effetto negativo sulla guarigione del paziente.
Alcuni
micronutrienti influenzano la produzione di mediatori infiammatori durante la malattia e agiscono come immunostimolanti, quindi sono consigliati per i pazienti COVID-19. Per questo motivo, molti studi si sono concentrati sul ruolo dei micronutrienti nel supportare il trattamento di COVID-19.
Nello studio vengono esaminati i possibili specifici effetti di:
- vitamina C
- vitamina D
- zinco
- N-3 PUFAs (acidi grassi polinsaturi)
- lactoferrina
- esperidina
Long COVID e stato nutrizionale dei pazienti
Al termine della fase acuta della malattia da SARS-CoV-2 si può sviluppare il cosiddetto long COVID, caratterizzato da una serie di
sintomi persistenti che durano più di 12 settimane dall'inizio dell'infezione.
Disfunzione cognitiva e affaticamento sono i sintomi principali accompagnati da disturbi del sonno, mancanza di concentrazione, depressione e dolore. Si riscontrano anche alterazioni del gusto e dell'olfatto, mal di testa, vertigini, difficoltà di coordinazione, perdita di memoria, ansia e insonnia.
Non è stata ancora proposta una chiara spiegazione per questi sintomi neurologici. Una possibilità è che il virus possa attraversare o danneggiare la barriera ematoencefalica (BBB). Inoltre, il virus potrebbe entrare nel naso e, attraverso il nervo olfattivo, arrivare al cervello. La fatica sembra essere indipendente dalla gravità dei sintomi che caratterizzano la fase acuta della malattia. Infatti, il long COVID colpisce anche molti giovani sani che non sono stati ricoverati in ospedale.
È stato dimostrato che lo
stato nutrizionale dei pazienti è importante nel determinare l'esito di molte malattie. Questo è anche il caso del
COVID-19.
I pazienti, in particolare quelli ricoverati in ospedale e ricoverati in terapia intensiva, che hanno sviluppato
disordini metabolici, hanno uno scarso stato nutrizionale a causa della malnutrizione e della perdita di peso. Contemporaneamente soffrono di dispnea, nausea, vomito, anoressia, disfagia, diarrea e fragilità nonché, talvolta, di altre comorbidità e prolungati ricoveri in terapia intensiva.
Ad oggi
non sono state ancora fornite linee guida per i pazienti post-COVID. Tuttavia, poiché è noto che gli squilibri alimentari possono influenzare negativamente le funzioni cognitive, provocando un peggioramento delle capacità di ragionamento, attenzione e memoria e favorendo demenza e depressione, sarebbe necessario definirli il prima possibile
La revisione porta esempi di alcuni
nutrienti utilizzabili, ricordando che le
vitamine B1, B6, B9, B12, C, D ed E, gli
acidi grassi ω-3 e i
minerali, come ferro, zinco e selenio, svolgono un ruolo importante nella protezione contro la neuroinfiammazione e lo stress ossidativo.
Frequentemente, i pazienti con long COVID riportano la tipica sensazione di “
nebbia cerebrale”. La patogenesi della nebbia cerebrale non è ancora completamente compresa.
Potrebbe essere indotta da neuroinfiammazione causata da agenti infettivi, tra cui SARS-CoV-2, stimolando i mastociti a rilasciare mediatori che attivano la microglia e a loro volta infiammano l'ipotalamo.
Pertanto, l'inibizione dei mastociti potrebbe essere utile nel trattamento della nebbia cerebrale.
I
flavonoidi naturali, tra cui la luteolina e la quercetina, potrebbero essere usati come
inibitori dei mastociti: inibiscono la neuroinfiammazione e diminuiscono il declino cognitivo. In particolare, la luteolina è in grado di penetrare meglio nel cervello e inibisce sia la microglia che i mastociti (vedi figura sopra).
Micro e macronutrienti e COVID, alcune riflessioni
Gli autori concludono con alcune riflessioni, che riportiamo parzialmente.
Una
serie di studi, discussi nella revisione, dimostrano che la
nutrizione può svolgere un ruolo importante nell'influenzare sia la
suscettibilità che il
decorso clinico di COVID-19 e long COVID, come è già noto per altre malattie virali.
Considerando che la letteratura è spesso contraddittoria e che il riferimento a studi isolati potrebbe portare a false conclusioni sulla prevenzione e cura del COVID-19, al momento non possiamo che suggerire l'
introduzione di micro e/o macronutrienti in una dieta equilibrata.
Infatti, fino ad oggi,
nessuna solida evidenza supporta l'adozione di terapie nutrizionali specifiche, quindi è necessario attendere i risultati delle sperimentazioni cliniche in corso; dovrebbero soprattutto essere implementati gli studi sull'uso di micro e macronutrienti nei pazienti COVID-19.
Infine, ma non meno importante, l'uso di micro e macronutrienti è un trattamento relativamente poco costoso e facile da gestire, che non necessita di ricovero.
In conclusione, sono
necessari ampi studi randomizzati controllati per stabilire il reale ruolo dei micro e/o macronutrienti nelle diverse fasi del COVID-19 e per testarne gli effetti positivi e/o avversi, prima dell'approvazione del loro uso terapeutico in questa patologia.
Per saperne di più:
Per approfondire:
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- Frutta, verdura, vitamina C, vitamina K, acido folico e fibre per difendersi da COVID-19 (16 dicembre 2021)
- Probiotici, omega-3, multivitaminici, vitamina D e Covid-19: effetti, anche se modesti, sulla riduzione del rischio di infezione (23 aprile 2021)
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