Uno
studio uscito su JAMA Network Open ha valutato se l'
esposizione in utero a SARS-CoV-2 sia associata al
rischio di disturbi dello sviluppo neurologico nei
primi 12 mesi dopo la nascita.
Lo
studio di coorte retrospettivo ha esaminato i figli di tutte le donne che hanno partorito tra
marzo e settembre 2020 in uno qualsiasi dei 6 ospedali del Massachusetts in 2 sistemi sanitari.
L'analisi statistica è stata eseguita da ottobre a dicembre 2021. L’infezione materna da SARS-CoV-2 era stata confermata da un test di reazione a catena della polimerasi (PCR) durante la gravidanza.
Dal
fascicolo sanitario elettronico sono stati desunti:
- i disturbi del neurosviluppo nei primi 12 mesi di vita, determinati dai codici diagnostici della Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi di salute correlati, Decima revisione (ICD-10)
- le caratteristiche sociodemografiche e cliniche della madre e della prole.
La coorte comprendeva
7772 nati vivi (7466 gravidanze, 96% singleton, 222 nascite da madri SARS-CoV-2 positive), con un'
età materna media (SD) di
32,9 (5,0) anni.
La prole era per il
9,9% asiatica (772), l'
8,4% nera (656) e il
69,0% bianca (5363) e per il
15,1% (1134) di etnia
ispanica. Il
parto pretermine era più probabile tra le madri esposte: 14,4% (32) vs 8,7% (654) (P = .003).
La
positività materna a SARS-CoV-2
durante la gravidanza è stata associata a un
maggiore tasso di
diagnosi dello sviluppo neurologico nei modelli non aggiustati (odds ratio [OR], 2,17 [IC 95%, 1,24-3,79]; P = .006), così come in quelli aggiustati per la razza, etnia, stato assicurativo, sesso della prole, età materna e stato pretermine (OR aggiustato, 1,86 [IC 95%, 1,03-3,36]; P = 0,04).
L'
infezione del terzo trimestre è stata associata a
effetti di entità maggiore (OR aggiustato, 2,34 [IC 95%, 1,23-4,44]; P = 0,01).
Questo studio di coorte sull'
esposizione a SARS-CoV-2 in utero, ha trovato evidenze preliminari che la malattia della madre può essere
associata a sequele dello sviluppo neurologico in alcuni discendenti.
Saranno necessari
studi prospettici con una durata di follow-up più lunga per escludere il confondimento e confermare queste associazioni.
COVID in gravidanza: molti i quesiti aperti
Un
editoriale collegato allo studio, porta a ulteriori riflessioni e domande.
Vi si legge tra l’altro che, in definitiva, non sorprende che la pandemia e l'
esposizione in utero all'infezione materna da SARS-CoV-2
possa influire negativamente sugli esiti dello sviluppo neurologico nei bambini piccoli.
Come studio di coorte retrospettivo, lo
studio di Edlow e colleghi può però solo
dimostrare associazioni e la
causalità non può essere determinata.
Questo tipo di studio ha lo scopo di originare ipotesi e tale obiettivo è stato raggiunto poiché questi
risultati preliminari generano numerose ulteriori domande di ricerca da esplorare:
- Ci sono predisposizioni genetiche a esiti avversi?
- Osserveremo effetti differenti a seconda delle varianti di SARS-CoV-2, per gravità dell'infezione e per trimestre d’infezione?
- Sono il virus stesso o tutti i cambiamenti sociali avvenuti durante questo periodo gli indagati, comprese le differenze nel modo in cui tali cambiamenti sono stati vissuti tra coloro con e senza SARS-CoV-2?
Forse la
domanda più importante è però:
- Come interveniamo per aiutare a mitigare gli effetti negativi della pandemia sui bambini piccoli?
Studi prospettici per convalidare i risultati dello studio, eliminare alcune nuance e identificare i neonati a più alto rischio, aiuteranno gli operatori sanitari a dedicare adeguatamente le risorse per migliorare gli esiti, mentre seguiamo il corso della vita di questa generazione di
bambini nati durante la pandemia di COVID-19.
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