EBP e allattamento al seno. Interventi per promuovere l'auto-efficacy dell'allattamento al seno: revisione sistematica e metanalisi
La self-efficacy dell'allattamento al seno (BSE) riflette la confidenza delle madri relativamente a questa pratica ed è un fattore modificabile determinando il miglioramento della percentuale di allattamento. Le donne con BSE elevato, secondo la teoria, avranno un miglior allattamento al seno.
L'obiettivo di questa revisione sistematica è stato quello di esplorare il legame teorico tra l'ESB ed i risultati dell'allattamento al seno attraverso la ricerca di: (a) se gli interventi per migliorare la BSE sono risultati positivi e (b) se i miglioramenti della BSE hanno determinato un miglioramento della percentuale di allattamento.
Dalla letteratura raccolta, gli autori riportano che le donne informate tramite la teoria del BSE hanno avuto risultati migliori, per tale motivo concludono che i medici potrebbero modificare il BSE ottenendo così percentuali di allattamento esclusivo al seno più elevate.
La metodologia della revisione non è stata ancora valutata da Health Evidence.
Brockway M, Benzies K, Hayden KA.
J Hum Lact. 2017 Aug;33(3):486-499.
I numeri del cancro in Italia 2017, il rapporto Aiom-Airtum
www.salute.gov
Sono 369mila i nuovi casi di tumore in Italia stimati nel 2017 (192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine), nel 2016 erano 365.800. La diagnosi di cancro del polmone fra le donne è elevata: 13.600 nel 2017 (+49% in 10 anni), dovuto alla forte diffusione del fumo fra le italiane. Crescono in entrambi i sessi anche quelli del pancreas, della tiroide e il melanoma; in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto, grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening. Oggi oltre 3 milioni e trecentomila cittadini (3.304.648) vivono dopo la diagnosi, addirittura il 24% in più rispetto al 2010. Inoltre una conferma: il cancro colpisce più al Nord della Penisola, ma al Sud si sopravvive di meno.
Sono questi alcuni dei dati che emergono da "I numeri del cancro in Italia 2017", il censimento ufficiale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica-AIOM e dell’Associazione Italiana Registri Tumori-AIRTUM, giunto alla settima edizione e presentato oggi a Roma nell'Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale.
"La conoscenza dei dati presentati in questo volume - spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione - potrà rendere più facile e incisiva l’azione di miglioramento del livello delle prestazioni e dei servizi, in particolare per lo sviluppo dei percorsi e delle reti oncologiche, garanzia di uguale accesso, tempestività, qualità e appropriatezza sia negli iter diagnostici che nelle cure per tutti i cittadini in tutte le Regioni. Ricerca clinica e traslazionale, umanizzazione, rapporto medico-paziente, informazione e prevenzione sono alcune tra le parole chiave da conoscere ed implementare per chi ha compiti di responsabilità nei confronti dei cittadini ammalati di tumore".
Le 5 neoplasie più frequenti nel 2017 nella popolazione sono quelle del colon-retto (53mila nuovi casi), seno (51mila, in crescita solo nelle fasce di età dove si è avuto un ampliamento dello screening, cioè fra i 45-49 anni e nelle over 70), polmone (41.800), prostata (34.800) e vescica (27mila).
Nel 2014 (ultimo dato ISTAT disponibile) sono stati 177.301 i decessi attribuibili al cancro. Le neoplasie rappresentano la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) dopo le patologie cardio-circolatorie (37%). Il tumore che ha fatto registrare nel 2014 il maggior numero di decessi è quello al polmone (33.386), seguito da colon-retto (18.671), mammella (12.330 decessi), pancreas (11.186) e stomaco (9.557).
Scarica il rapporto I numeri del cancro in Italia 2017
Tumori: 369mila nuovi casi stimati nel 2017 in Italia. Oltre il 40% è evitabile
www.panoramasanita.it
È boom di cancro al polmone fra le donne. Diminuiscono le diagnosi a stomaco e colon-retto, in crescita pancreas, tiroide e melanoma. Al Nord ci si ammala di più, ma al Sud si sopravvive di meno. Presentata la settima edizione del volume sui numeri delle neoplasie, frutto della collaborazione tra gli oncologi, gli epidemiologi dell’Airtum e la Fondazione Aiom.
Sono 369mila i nuovi casi di tumore in Italia stimati nel 2017 (192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine), nel 2016 erano 365.800. È un vero e proprio boom di diagnosi di cancro del polmone fra le donne: 13.600 nel 2017 (+49% in 10 anni), dovuto alla forte diffusione del fumo fra le italiane. Crescono in entrambi i sessi anche quelli del pancreas, della tiroide e il melanoma; in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto, grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening. E oggi oltre 3 milioni e trecentomila cittadini (3.304.648) vivono dopo la diagnosi, addirittura il 24% in più rispetto al 2010. Poi, una conferma: il cancro colpisce più al Nord della Penisola, ma al Sud si sopravvive di meno. È questo il censimento ufficiale, giunto alla settima edizione, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) e della Fondazione Aiom, raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017” presentato all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale. «L’incidenza è in netto calo negli uomini (-1.8% per anno nel periodo 2003-2017), legata principalmente alla riduzione dei tumori del polmone e della prostata, ed è stabile nelle donne, ma si deve fare di più per ridurre l’impatto di questa malattia, perché oltre il 40% dei casi è evitabile – afferma Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom -.
Ormai è scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione. Migliaia di studi condotti in 50 anni hanno dimostrato con certezza il nesso di causalità fra fattori di rischio quali gli stili di vita sbagliati (fumo di sigaretta, sedentarietà e dieta scorretta), agenti infettivi, a cui può essere ricondotto l’8,5% del totale dei casi (31.365 nel 2017), esposizioni ambientali e il cancro. Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per combatterlo, come l’immunoterapia e le terapie target che si aggiungono alla chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche da Aiom, si traduce nel costante incremento dei cittadini vivi dopo la diagnosi. Lo scorso anno si temeva che il nostro sistema sanitario non riuscisse a reggere le conseguenze economiche dovute all’arrivo dei nuovi trattamenti. Siamo riusciti ad evitare questo rischio grazie al Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi che ci ha permesso di garantire a tutti i pazienti le migliori cure disponibili. Per questo rilanciamo anche per il 2018 la richiesta di proroga del Fondo con risorse dedicate».
“La conoscenza dei dati presentati in questo volume – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione – potrà rendere più facile e incisiva l’azione di miglioramento del livello delle prestazioni e dei servizi, in particolare per lo sviluppo dei percorsi e delle reti oncologiche, garanzia di uguale accesso, tempestività, qualità e appropriatezza sia negli iter diagnostici che nelle cure per tutti i cittadini in tutte le Regioni. Ricerca clinica e traslazionale, umanizzazione, rapporto medico-paziente, informazione e prevenzione sono alcune tra le parole chiave da conoscere ed implementare per chi ha compiti di responsabilità nei confronti dei cittadini ammalati di tumore”.
Nel 2014 (ultimo dato ISTAT disponibile) sono stati 177.301 i decessi attribuibili al cancro. Le neoplasie rappresentano la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) dopo le patologie cardio-circolatorie (37%). Il tumore che ha fatto registrare nel 2014 il maggior numero di decessi è quello al polmone (33.386), seguito da colon-retto (18.671), mammella (12.330 decessi), pancreas (11.186) e stomaco (9.557). «La mortalità, – sottolinea Stefania Gori, presidente eletto Aiom-, continua a diminuire in maniera significativa in entrambi i sessi come risultato di più fattori, quali la prevenzione primaria (in particolare la lotta al tabagismo), la diffusione degli screening su base nazionale e il miglioramento diffuso delle terapie in termini di efficacia e di qualità di vita in un ambito sempre più multidisciplinare e integrato. Più pazienti hanno lunghe sopravvivenze e più persone guariscono dal cancro: e questo è un importante risultato di sanità pubblica».
Complessivamente, la sopravvivenza a 5 anni nelle donne raggiunge il 63%, migliore rispetto a quella degli uomini (54%), in gran parte determinata dal tumore del seno, la neoplasia più frequente fra le italiane, caratterizzata da una buona prognosi. I cittadini che si sono ammalati nel 2005-2009 hanno una sopravvivenza migliore rispetto a chi è stato colpito dalla malattia nel quinquennio precedente sia negli uomini (54% vs 51%) che nelle donne (63% vs 60%). Le percentuali più alte a 5 anni si registrano in Emilia-Romagna e Toscana sia negli uomini (56%) che nelle donne (65% donne). «Un bilancio nel suo complesso fortemente positivo – continua Pinto – perché, anche con minori risorse economiche disponibili in percentuale del PIL rispetto ai Paesi dell’Europa occidentale, la sanità pubblica italiana raggiunge questi importanti risultati. La bestia nera in termini di mortalità in entrambi i sessi riguarda ancora il tumore del pancreas (solo 8% i pazienti vivi a 5 anni dalla diagnosi)».
Le 5 neoplasie più frequenti nel 2017 nella popolazione sono quelle del colon-retto (53.000 nuovi casi), seno (51.000, in crescita solo nelle fasce di età dove si è avuto un ampliamento dello screening, cioè fra i 45-49 anni e nelle over 70), polmone (41.800), prostata (34.800) e vescica (27.000). E si conferma, anche dal Rapporto 2017, un’Italia a due velocità. «Emerge una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini che nelle donne – spiega Lucia Mangone, presidente Airtum-. In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso dell’8% al Centro e del 17% al Sud/Isole rispetto al Nord e per le donne del 5% e del 18%. Alla base di queste differenze vi sono fattori protettivi che ancora persistono al Sud, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni (abitudine al fumo, inquinamento ambientale ecc). Per contro, al Sud si sopravvive di meno: nelle regioni meridionali, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si è osservata la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina». «Nel mondo il ruolo delle infezioni croniche è considerato responsabile del 16% di tutte le neoplasie – afferma Gori -.
Per l’Europa questa stima è pari al 7%, simile a quanto evidenziato per l’Italia (8,5%). Nel nostro Paese è stato calcolato che, tra i tumori dovuti a agenti infettivi, l’Helicobacter pylori è causa del 42%, il virus dell’epatite B e C del 35%, il virus del papilloma umano (HPV) del 20%. Nel complesso quasi 4.400 casi ogni anno sono riconducibili all’HPV, ma oggi è disponibile un’arma fondamentale per combatterlo, la vaccinazione. In Italia è offerta gratuitamente e attivamente alle dodicenni in ogni Regione dal 2007-2008. Inoltre, tra le vaccinazioni previste nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza e nel Piano nazionale Vaccini 2017-2019 ora vi è anche quella contro l’HPV nei maschi undicenni». «I cittadini devono essere sensibilizzati sull’importanza di aderire alle campagne di prevenzione – conclude Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione Aiom-. Lo dimostrano i risultati ottenuti grazie all’estensione del programma di screening colorettale, quello più recentemente implementato in Italia. A livello nazionale fino al 2005 le esperienze di screening colorettale erano sporadiche, ma in seguito hanno avuto ampia diffusione. L’incremento è stato notevole, passando da una copertura di poco più del 10% nel 2005 a quasi il 75% nel 2015. L’efficacia di questi programmi è tanto maggiore quanto più elevata è l’adesione all’invito. Il dato del 2015 non è, però, del tutto soddisfacente: complessivamente solo il 43% degli invitati ha aderito, con notevoli differenze fra Nord (53%), Centro (36%) e Sud (25%). Serve ancora molto impegno su questo fronte».
Il Global Burden of Disease è lo studio epidemiologico osservazionale più completo a livello mondiale fino ad oggi. Descrive la mortalità e la morbilità da malattie maggiori, lesioni e fattori di rischio per la salute a livello globale, nazionale e regionale. Esaminando le tendenze dal 1990 ad oggi e facendo confronti tra le popolazioni, è possibile capire le sfide inerenti la salute che vengono affrontate in tutto il mondo nel 21° secolo. The Lancet ha dedicato una serie di articoli al GBD 2016. Dati e commenti possono essere consultati anche nel sito Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME)
The Lancet, Vol. 390, No. 10100
Published: September 16, 2017
GBD 2016. Five papers from the Global Burden of Disease (GBD) 2016 Study group provide worldwide data trends, including mortality and risk factors and injuries.
GBD 2016 SDG Collaborators, and others
Open Access
GBD 2016 Mortality Collaborators
Open Access
GBD 2016 Causes of Death Collaborators
Open Access
GBD 2016 Disease and Injury Incidence and Prevalence Collaborators
Open Access
GBD 2016 DALYs and HALE Collaborators
Open Access
GBD 2016 Risk Factors Collaborators
Open Access
Viewpoint.Christopher J L Murray, Alan D Lopez. Measuring global health: motivation and evolution of the Global Burden of Disease Study | |
Editorial. Life, death, and disability in 2016 |
New global study finds countries saving more lives, despite a ‘triad of troubles’ in obesity, violence, and mental illness.
Annual Global Burden of Disease study – world’s largest scientific collaboration on population health -- reveals new trends in illnesses, deaths, and risk factors leading to poor health.
Countries have saved more lives over the past decade, especially among children under age 5, but persistent health problems, such as obesity, conflict, and mental illness, comprise a “triad of troubles,” and prevent people from living long, healthy lives, according to a new scientific study.
“Death is a powerful motivator, both for individuals and for countries, to address diseases that have been killing us at high rates,” said Dr. Christopher Murray, Director of the Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) at the University of Washington. “But, we’re been much less motivated to address issues leading to illnesses. A ‘triad of troubles’ – obesity, conflict, and mental illness, including substance use disorders – poses a stubborn and persistent barrier to active and vigorous lifestyles.”
The annual Global Burden of Disease study (GBD) found that since 2006, substantial progress has been made in driving down death rates from some of the world’s most pernicious diseases and conditions. Among the leading drivers of the overall disease burden, lower respiratory infections, diarrhea, neonatal preterm birth, HIV/AIDS, and malaria, all declined by 30% or more in just one decade.
Moreover, in 2016, for the first time in modern history, fewer than 5 million children under age 5 died in one year, as compared to 1990 when 11 million died.
Researchers attribute this global health landmark to improvements in increased educational levels of mothers, rising per capita incomes, declining levels of fertility, increased vaccination programs, mass distribution of insecticide-treated bed nets, improved water and sanitation, and a wide array of other health programs funded by development funding for health.
The GBD study was published today in the international medical journal, The Lancet, marking the 20th anniversary edition of the study, which first appeared in the peer-review journal in 1997.
In addition, visualizations have been created from which to compare and contrast data among nations and by health conditions.
Despite progress on reducing deaths, this "triad of troubles" – obesity, conflict, and mental illness, including substance use disorders – is preventing further progress.
One of the most alarming risks in the GBD is excess body weight. The rate of illness related to people being too heavy is rising quickly, and the disease burden can be found in all sociodemographic levels. High body mass index (BMI) is the fourth largest contributor to the loss of healthy life, after high blood pressure, smoking, and high blood sugar.
Deaths over the past decade due to conflict and terrorism more than doubled. Recent conflicts, such as those in Syria, Yemen, South Sudan, and Libya, are major public health threats, both in regard to casualties and because they lead to long-term physical and mental consequences.
Mental illness and substance use disorders continued to contribute substantially to the loss of healthy life in 2016, affecting all countries regardless of their socioeconomic status. Treatment rates for mental and substance use disorders remain low. Even in high-income countries where treatment coverage has increased, the prevalence of the most common disorders has not changed.
The GBD is the largest and most comprehensive effort to quantify health loss across places and over time. It draws on the work of more than 2,500 collaborators from more than 130 countries and territories. IHME coordinates the study. This year, several billion data points are included.
The papers provide in-depth analyses of life expectancy and mortality, causes of death, overall disease burden, years lived with disability, and risk factors that lead to health loss. One paper examines progress toward achieving the health-related Sustainable Development Goals (SDGs). It was published online earlier this week to coincide with the release of a report by the Bill & Melinda Gates Foundation. That report, Goalkeepers: The Stories Behind the Data, is the Foundation’s first annual progress report on the SDGs and was produced in partnership with IHME.
This year’s GBD improves upon the previous annual study through new data sources, improvements in methodology, and a measure for tracking completeness of vital registration information.
The study’s other findings include:
In addition, the top conditions in 2016 that made people sick, but were not necessarily fatal were: low back pain, migraine headaches, hearing loss, iron-deficiency anemia, and major depressive disorders.
“Unless and until the world addresses behavioral risks effectively, advances in life expectancy and well-being will continue to be compromised,” Dr. Murray said. “Anyone associated with the delivery of health care – clinicians, administrators, policymakers and others – would be well-served by examining the GBD findings.”
Infectious Diseases, Third Edition
Cohen, Jonathan; Opal, Steven M; Powderly, William G
2010
La terza edizione di questo volume fornisce linee guida complete sulla diagnosi, il trattamento e la prevenzione di ogni malattia infettiva osservata nella pratica clinica corrente. Più di 300 professionisti di livello mondiale illustrano l'intera gamma di infezioni cliniche, agenti microbici, virus, micobatteri, funghi e parassiti e descrivono tutti i test diagnostici contemporanei, le terapie antimicrobiche e le misure di profilassi.
Infectious Diseases, Third Edition
Cohen, Jonathan; Opal, Steven M; Powderly, William G
2010
La terza edizione di questo volume fornisce linee guida complete sulla diagnosi, il trattamento e la prevenzione di ogni malattia infettiva osservata nella pratica clinica corrente. Più di 300 professionisti di livello mondiale illustrano l'intera gamma di infezioni cliniche, agenti microbici, virus, micobatteri, funghi e parassiti e descrivono tutti i test diagnostici contemporanei, le terapie antimicrobiche e le misure di profilassi.