Se è pur vero che in Italia si vive a lungo e in buona salute, è altrettanto vero che ancora esistono alcune differenze di salute tra gruppi di popolazione. Il tema delle disuguaglianze di salute nel nostro paese è al centro di due documenti appena pubblicati: il manifesto di FNOMCeO e il report L’Italia per l’equità nella salute, voluto dal ministro Lorenzin.
Il tema delle disuguaglianze di salute in Italia è al centro di due documenti appena usciti: il manifesto sull'Equità nella salute di FNOMCeO e il report L’Italia per l’equità nella salute, voluto dal ministro Lorenzin ed elaborato da quattro Enti (Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà, Agenzia italiana del farmaco, Istituto superiore di sanità e Agenzia nazionale per i Servizi Sanitari Regionali).
Il manifesto FNOCMEO contiene le raccomandazioni per i medici e definisce i campi su cui agireper ridurre le disuguaglianze: 1. comprendere il problema: educazione e formazione 2. costruire l’evidenza: monitoraggio e valutazione 3. il setting clinico: lavorare con gli individui e le comunità 4. l’organizzazione dell’assistenza sanitaria: il medico come direttore 5. lavorare in partnership: all’interno e oltre il settore della salute
Il report L’Italia per l’equità nella salute, che prende avvio dalle migliori evidenze scientifiche su determinanti ed esiti di salute, e da un’analisi delle esperienze e buone prassi realizzate a beneficio dei gruppi più vulnerabili, presenta possibili strategie condivise di intervento per contrastare le disuguaglianze. Il documento offre infatti un’approfondita analisi delle disuguaglianze socioeconomiche in Italia e dei loro effetti sulla salute e fornisce una ricognizione delle principali iniziative pubbliche avviate per contrastare tali disuguaglianze, avanzando al tempo stesso alcune proposte di intervento.
E' appena uscito su JAMA un articolo che rappresenta una guida per gli anziani in politerapia (ovvero l’assunzione di 5 o più farmaci). Tale condizione si verifica quando una persona è affetta da più patologie, solitamente croniche.
E' appena uscito su JAMA l'articolo Polypharmacy che rappresenta una guida per gli anziani in politerapia (ovvero l’assunzione di 5 o più farmaci). Tale condizione si verifica quando una persona è affetta da più patologie, solitamente croniche, come l’ipertensione, l’osteoporosi, il diabete o la cardiopatia ischemica. E i cui rischi sono molteplici e possono essere legati alla non corretta assunzione dei farmaci.
Tra gli anziani non è infrequente, per esempio, assumere un farmaco due volte oppure dimenticare di assumerlo. Vi sono poi rischi collegabili all’interazione farmaco-farmaco, ovvero l'interferenza tra due o più farmaci, oppure l’effetto che un farmaco somministrato per curare un certo sintomo può avere su un’altra patologia, aggravandola (effetto interazione farmaco-malattia).
Gli autori suggeriscono alcuni trucchi per ridurre i rischi connessi alla politerapia: occorre uno schema preciso delle terapie assunte. Ma bisogna fare attenzione anche agli integratori e ai prodotti erboristici che possono interferire con il corretto funzionamento di alcuni farmaci. Inoltre, per gestire al meglio le politerapie può essere utile coinvolgere un familiare o un caregiver, specie per quei pazienti che faticano a ricordare e rischiano errori di somministrazione. I dispenser giornalieri e settimanali possono essere d'aiuto in modo da non ripetere l’assunzione più volte o, al contrario, dimenticare le pillole.
Determinante inoltre il ruolo del medico curante, che deve essere al corrente di tutta la terapia assunta e avere chiaro perché un farmaco è stato prescritto e discutere con il proprio curante dei suoi possibili effetti collaterali che possono dipendere anche dalle condizioni generali di salute del singolo paziente.
La Commissione Europea ha da poco pubblicato una serie di documenti sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari, elaborati all'interno del progetto GenCAD, tra cui anche un foglio informativo per gli operatori sanitari. La coronaropatia viene presa come esempio, per evidenziare queste differenze nelle attività di trattamento e prevenzione.
La Commissione Europea ha da poco pubblicato una serie di documenti sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari, elaborati all'interno del progetto GenCAD, tra cui anche un foglio informativo per operatori sanitari.
Il progetto GenCAD ha come obiettivo quello di migliorare la comprensione delle differenze di genere nelle malattie croniche, utilizzando la coronaropatia come esempio, per evidenziare queste differenze nelle attività di trattamento e prevenzione. Come per le altre malattie croniche, la coronaropatia differisce significativamente in donne e uomini nei paesi europei, nella distribuzione per età, fattori di rischio, prevenzione, manifestazione clinica, risposta a terapie e risultati.
Tuttavia, le prove esistenti in merito al sesso e alle differenze di genere sono a volte incomplete e le evidenze rilevate spesso non vengono presentate in modo convincente alla comunità medica e al pubblico.
Il progetto GenCAD
Questi gli obiettivi del progetto GenCAD, iniziato a febbraio 2015:
analizzare le conoscenze esistenti sulle differenze di genere nei fattori di rischio delle CAD, i meccanismi di malattia, le manifestazioni cliniche, le opzioni di trattamento, l'accesso all'assistenza sanitaria, nonché la gestione e i risultati
valutare la consapevolezza degli operatori sanitari e della popolazione generale per identificare le pratiche più efficaci per aumentare la consapevolezza sulle manifestazioni di "genere" delle CAD, i suoi specifici fattori di rischio e i trattamenti disponibili negli Stati membri utilizzando due tipi di indagini
sviluppare materiale informativo sulla base dei risultati degli studi, dei sondaggi e della valutazione completa delle esigenze. Fogli informativi di facile comprensione saranno diffusi in tutte le 24 lingue ufficiali dell'UE
comunicare e diffondere i risultati delle indagini e le schede informative risultanti a diversi destinatari e alla comunità dell'assistenza sanitaria in tutti gli stati membri in vari workshop e conferenze internazionali.
Il caffè è una delle bevande di più largo consumo al mondo e in italia è sicuramente una tra le preferite in vari momenti della giornata. E' quindi importante studiarne gli effetti sulla salute. Il BMJ ha appena pubblicato una review sistematica sul tema.
Il caffè è una delle bevande di più largo consumo al mondo e in italia è sicuramente una tra le preferite in vari momenti della giornata. E' quindi importante studiarne gli effetti sulla salute.
Una revisione pubblicata su The BMJ questa settimana, dopo aver identificato 201 meta-analisi di studi osservazionali e 17 meta-analisi di ricerche di intervento, ha rilevato che il consumo di caffè è stato associato più spesso a benefici che a danni rispetto a vari esiti di salute.
Bere da tre a quattro tazze di caffè al giorno sembra quindi associato a benefici in svariate patologie e condizioni.
Nell’editoriale di commento alla revisione vi sono però importanti riflessioni. I medici dovrebbero consigliare di bere caffè per prevenire le malattie? Si dovrebbe iniziare a bere caffè per motivi di salute? La risposta ad entrambe le domande è "no". Le prove sono forti e coerenti tra gli studi e gli esiti di salute e possiamo essere rassicurati sul fatto che bere caffè è generalmente sicuro, ma dobbiamo seguire alcuni avvertimenti.
In primo luogo, alcuni sottogruppi di popolazione potrebbero essere a più alto rischio di effetti avversi. Poole e colleghi identificano diverse associazioni nocive tra il caffè e gli esiti correlati alla gravidanza, compresi i maggiori rischi di basso peso alla nascita, di aborto e di parto pretermine nel primo e nel secondo trimestre. Il caffè è stato anche associato ad un aumentato rischio di fratture nelle donne. Le donne incinte e le donne ad alto rischio di fratture devono quindi essere informate di questi potenziali effetti avversi.
In secondo luogo, la quantità consumata è importante. Per molti "endpoint", il rischio più basso di malattia è associato al bere da tre a cinque tazze di caffè al giorno. Un apporto maggiore può ridurre o invertire il potenziale beneficio, e vi è una sostanziale incertezza però, sia negli studi individuali che nelle meta-analisi, sugli effetti di livelli più elevati di assunzione. Le conclusioni sulla sicurezza del caffè dovrebbero quindi essere limitate a un consumo moderato, generalmente considerato equivalente circa a 400 mg di caffeina al giorno (circa quattro o cinque bevande al caffè).
Infine, spesso il caffè viene consumato con prodotti ricchi di zuccheri raffinati e grassi nocivi, e questi possono contribuire in modo indipendente a risultati di salute avversi. Con queste "precauzioni", il consumo moderato di caffè sembra notevolmente sicuro e può essere incorporato come parte di una dieta sana dalla maggior parte della popolazione adulta.
La Gran Bretagna aggiorna il suo "calcolatore" per valutare il rischio di diabete di tipo 2 a 10 anni (QDiabetes-2018), attualmente integrato nei sistemi computerizzati della medicina generale inglese.
La Gran Bretagna aggiorna il suo "calcolatore" per valutare il rischio di diabete di tipo 2 a 10 anni (QDiabetes-2018), inserendo nell'algoritmo sia i fattori di rischio tradizionali (età, fumo, BMI, familiarità per diabete in un parente di primo grado, patologie cardiovascolari, ipertensione in trattamento, uso regolare di corticosteroidi), che altri emersi più recentemente (es. essere in terapia con antipsicotici atipici, con statine, essere affetto da disturbo bipolare o schizofrenia, ritardo nell’apprendimento, diabete gestazionale, sindrome dell’ovaio policlistico).